PALERMO, 28 MARZO 2013 – La convocazione di una seduta d’Aula all’Ars, all’interno della sessione di Bilancio, fa discutere. E su più fronti. “Una forzatura istituzionale che crea un grave precedente”, dice l’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio (Pdl) subito criticato da Marco Forzese (Drs). E Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all’Ars, interviene anche sulle possibili modifiche alla legge elettorale.
Il 3 aprile sala d’Ercole si riunirà per la discussione e l’approvazione del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere, esitato dalla Commissione Affari istituzionali, guidata dal deputato Marco Forzese di “Democratici e riformisti per la Sicilia“. Una “concessione”, durante la sessione di Bilancio, accordata dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, su proposta della Conferenza dei capigruppo e del presidente della Regione, Rosario Crocetta.
“Non era mai successo – precisa Cascio, presidente della Commissione per l’esame dell’attività dell’Unione europea dell’Ars – che in piena sessione di Bilancio, con la data già fissata per le elezioni amministrative, il presidente della Regione richiedesse una seduta straordinaria per modificare le regole di una partita già in corso. Fermo restando – conclude Cascio – la nostra volontà di agevolare la partecipazione delle donne in politica, con l’approvazione di un testo che promuova la parità di genere, non ci sembra assolutamente corretto procedere in tal senso a competizione già iniziata“.
L’Aula, secondo Francesco Cascio, si è riunita in sessione straordinaria solo quattro volte: “Una il 22 settembre del 1992 a causa di una grave emergenza di carattere finanziario; un’altra il 12 aprile del 2002 per un dibattito sulla situazione del Medio Oriente; ancora il 29 marzo del 2004 per l’attentato a Nassirya e la quarta volta, sotto la mia presidenza, il 4 giugno del 2009 per il primo ribaltone del governo Lombardo e su richiesta di 33 parlamentari”.
“A Cascio – risponde Marco Forzese – che ricorda l’eccezionalità delle sedute straordinarie del Parlamento regionale, replico dicendo che è passato alla storia come rivoluzionario per non avere mai calendarizzato una mozione di sfiducia contro un governo ribaltonista, non si sa per quale interesse o motivazione, ovvero principio regolamentare”.
Ma la polemica riguarda anche il merito del testo di legge di riforma elettorale. Perplessità arrivano dal Pd, principale partito di maggioranza, che annuncia che si batterà contro ogni tentativo di ridurre la soglia di sbarramento. “Il Pd vuole la doppia preferenza di genere – affermano Gucciardi e il deputato regionale, Giovanni Panepinto – e si batterà, in Commissione e in Aula, contro chi dice di volere questa norma ma in realtà è pronto ad affossarla, magari ricorrendo al voto segreto”.
“In ogni caso – sostengono i due parlamentari – nessuno pensi di usare questo ddl per inserire norme di altro tipo. Lo diciamo chiaro e tondo: il Partito Democratico, a tutti i livelli, è contrario a qualunque tentativo di abbassare o eliminare la soglia di sbarramento che, specie in Sicilia, ha il merito di avere impedito di trasformare le elezioni amministrative in concorsi con liste “fai da te”, di condominio o familiari, utilizzate in passato per il controllo capillare del voto”.