PALERMO, 27 MARZO 2013 – A me questa storia del fantasma fa venire il voltastomaco, quasi quanto le solite tiritere strappalacrime di cronisti abili a catturare contatti sul web con storielle da cui trasuda tutto quel retaggio di snobismo riservato al popolo, alle sue credenze religiose e pagane allo stesso tempo, all’anima di questa nostra città che tanto più è romantica quanto più è sporca e maltrattata.
Il fantasma, l’apparizione, il miracolo, la speranza, connessioni tirate per i capelli, ma tutto fa brodo. Una storia che sembra creata di proposito per la cieca e indiscriminata diffusione in rete. E alla fine della giornata, potete scommetterci, tutti contenti per avere portato a casa numeri da record attraverso una solenne minchiata come questa. Con orgoglio e senza rimorsi.
Se ci fosse stato internet nell’estate dell’82 sai che successo con la storia del mostro a Montepellegrino. Eravamo là tutte le sere a sentire il suo respiro profondo, era il fuori programma delle notti Mundial, l’intermezzo fra Paolo Rossi e il letto. O forse la strada più rapida per allargare la nostra comitiva (la community del tempo, ma meno virtuale…), oppure il percorso obbligato di una pomiciata fuori ordinanza. Ma eravamo tutti là, senza pensieri mistici, richiami alla speranza e trullallero trullallà.
Internet non c’era e i nostri sproloqui erano tramandati per via orale e quindi fortunatamente racchiusi alla nostra stretta cerchia di amici. Eravamo ai piedi del Monte – che pure rievoca il culto di Santa Rosalia – ma non ci passava per la testa di pensare ai tormenti dell’anima e ai simboli della rinascita. E sì che non ce la passavamo meglio di ora, conoscevamo il significato della parola crisi e più che al presente non era lecito pensare. Eravamo là per curiosità, se vogliamo declinare i principi della professione perché il fatto era originale e quindi diventava notizia.
Anche oggi questa è la dimensione reale, un fatto curioso con uno scenario diverso: una chiesa. Ma il richiamo a Santa Rita, alla Madonna, alla Luce è francamente ridicolo, ai limiti della blasfemia, certamente all’interno di quel cattivo gusto che sovrasta il nostro vivere quotidiano.
Io non sono un uomo del popolo in senso stretto, anche se le mie origini sono quelle. Oggi posso definirmi un piccolo borghese come tanti che però in mezzo al popolo ci ha vissuto e ci vive senza disagi senza per questo abdicare alla ragione. Non sono religioso in senso stretto, ma ho profondo rispetto del sacro, della Chiesa e dei suoi riti. E invidio chi ha fede, quella fede che bandisce il fanatismo, cura lo Spirito e rinnega gli spiriti. Per questo il fantasma della chiesa della Mercede non mi fa ridere. E per questo non posso e non voglio essere complice di un rito collettivo che è improprio definire popolare. Si tratta di ignoranza, pura e semplice ignoranza, della quale ieri come oggi bisogna avere paura.
Ps – Il mostro del 1982, dopo qualche settimana, si rivelò essere un barbagianni. Per il fantasma della Mercede azzardiamo questo finale: scomparirà come è apparso, così da lasciare intatto il mistero con chiacchiere annesse.