PALERMO, 21 MARZO 2013 – Azione disciplinare nei confronti del sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo (nella foto). Lo ha deciso il procuratore generale della Cassazione che per una violazione meno grave chiama in causa anche il capo della Procura Francesco Messineo.
Al pm Di Matteo la Cassazione contesta di avere “ammesso l’esistenza delle telefonate tra l’ex ministro dell’Interno Mancino e il capo dello Stato”. Il provvedimento è stato notificato ai due magistrati attraverso la Procura generale della Corte d’appello di Palermo.
L’accusa riguarda l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, Di Matteo per il p.g. ha “mancato ai doveri di diligenza e riserbo” nel corso di un’intervista del giugno scorso. Il magistrato avrebbe ammesso anche se non chiaramente l’esistenza delle telefonate tra Mancino e Napolitano.
In questo modo sarebbe stato leso “il diritto di riservatezza del capo dello Stato” sancito dalla Corte costituzionale dopo il ricorso del Quirinale sul conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo. Per Messineo la contestazione riguarda la mancata segnalazione della violazione commessa da Di Matteo.