PALERMO, 19 MARZO 2013 – Quando da bambina andavo a scuola la Festa del Papà era il giorno in cui la maestra ci faceva preparare piccoli regali, rigorosamente fai da te, da destinare ai nostri padri.
Crescendo, resti figlia ma forse perdi il senso della festa, distratta da amici, fidanzati, lavoro, impegni, problemi. Ma ci sono momenti in cui ti fermi. E ti fermi a riflettere, anche se non sei genitore.
Essere padre è il mestiere più difficile del mondo, pari solo all’essere madre. E oggi lo è più di ieri.
Perché oggi mettere al mondo un figlio è una responsabilità ancora più grande. Perché lo accogliamo in mezzo a mille incertezze riguardo al futuro, perché lo accogliamo in una vita frenetica ma soprattutto perché lo accogliamo in un mondo che ha perso di vista i valori.
Lo accogliamo in un mondo in cui è normale arraffare, mentire, ostentare, sbattere in faccia agli altri i propri vizi. È normale spendere più di quanto si guadagna pur di apparire, è normale assaltare un negozio per accaparrarsi 50 lavatrici, è normale incoraggiare i propri figli a far carriera a qualunque costo, è normale che un ragazzino mandi un coetaneo all’ospedale con un pugno solo per uno sguardo di troppo alla fidanzatina, è normale ignorare il significato della parola rispetto.
È normale convivere con la disoccupazione, con le proteste di chi ogni giorno non sa cosa darà da mangiare ai propri figli, con la difficoltà di chi non sa come sbarcare il lunario, è normale l’indifferenza di una città che guarda e passa oltre. È diventato normale tutto quello che mi hanno insegnato essere sbagliato.
Per questo oggi ringrazio mio padre e quella severità che da adolescente mi sembrava eccessiva. E per questo guardo con ammirazione e ringrazio mio fratello che riesce ad essere un padre di oggi senza perdere di vista quello in cui ci hanno insegnato a credere.
Nell’essere genitori non ci sono mai regole, il confine fra giusto e sbagliato è sempre labile, l’errore è sempre in agguato. Ma se a guidare è sempre un’idea in cui crediamo (oltre che un pizzico di equilibrio), forse non si può più parlare d’errore, perché la partita si giudica da come giochi e non dal risultato.
Non so se mio padre e mio fratello leggeranno queste parole ma non importa, so che le leggeranno tanti padri che hanno gli stessi valori e tanti altri uomini che saranno dei padri meravigliosi perchè credono nelle stesse cose. Grazie anche a voi.