PALERMO, 5 MARZO 2013 – E’ una lettera durissima quella che il presidente del Distretto produttivo della Pesca – Cosvap, Giovanni Tumbiolo, ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per denunciare la situazione estremamente grave in cui versano gli armatori e i pescatori vittime dei sequestri.
Un attacco frontale agli istituti finanziari che “usano senza scrupoli armi più sofisticate e silenziose” rispetto a quelle dei miliziani. Un “fuoco amico”, lo definisce Tumbiolo che si rivolge accoratamente al Capo dello Stato per trovare una soluzione.
Questo il testo della lettera, inviata anche al presidente della Regione siciliana, Crocetta.
“Caro Presidente, come a Lei ben noto, i nostri pescherecci sono costantemente aggrediti dai miliziani libici e di altri Paesi, ma quel che è peggio è che subito dopo l’attacco armato, debbano subire il fuoco incrociato delle banche italiane che, sistematicamente in occasione di questi sequestri, usano armi ancor più devastanti dei kalashnikov e dei cannoni dei miliziani. Le armi usate dagli istituti finanziari sono quelle, sofisticate e silenziose, del blocco dei conti correnti, dell’obbligo di immediato rientro dei fidi ed altre ancora che, in simili circostanze, hanno il sapore ripugnante di una vera e propria spietata esecuzione”.
“Armi improprie, usate senza scrupoli, senza la minima comprensione nè considerazione dei problemi e dei danni causati agli armatori, al sistema pesca per via di attività in cui gli operatori del mare sono impotenti, vieppiù indifesi da parte di chi (Stato, Unione Europea) dovrebbe invece farsi carico della sicurezza e della loro tutela. Le pallottole dei miliziani rischiano di colpire, così come è già avvenuto, il pescatore inerme; purtroppo tutto lascia presagire che accadra’ ancora, se non si dara’ rapido corso agli accordi siglati”.
“Le armi sofisticatissime ma cruente delle banche colpiscono, senza pietà, famiglie, aziende, intere comunità. E’ quanto succede al sistema pesca siciliano, ‘centrato’ da quello che in gergo militare si chiama ‘fuoco amico’”. “Così i nostri armatori, i nostri pescatori, le nostre comunità stanno morendo annientati proprio da coloro che in un paese normale sarebbero i naturali alleati”.
“C’è dunque, caro Presidente, la necessità di risarcire i nostri pescatori, armatori, le famiglie per i danni di questa assurda guerra; c’è il dovere morale da parte dello Stato, della Regione di creare un fondo speciale per i rischi derivanti dall’uso improprio delle armi, quelle vere e quelle, forse più pericolose e devastanti, in dotazione all’esercito delle banche. Fiducioso in un Suo autorevole intervento, colga i sensi della più profonda stima e ammirazione”.