PALERMO, 21 FEBBRAIO 2013 – Crceri italiane, sporche, vecchie e sovraffollate (se pensate ad un errore di battitura, leggete fino in fondo). Quante volte ne abbiamo sentito parlare e ci siamo sentiti indignati per le condizioni in cui vivono i detenuti. Il pensiero, però, fugge via dopo pochi istanti.
Perché la prigione è un mondo a parte, chiuso in se stesso, che ci sfiora senza destare la nostra attenzione se non per qualche attimo. Grosse e imponenti strutture recintate che a guardarle da lontano già spaventano. E allora diventa difficile immaginarsi la vita all’interno.
Mentre il leader dei radicali Marco Pannella da anni punta l’attenzione sulla condizione delle carceri italiane, la casa circondariale Ucciardone di Palermo diventa per un giorno il simbolo del decadimento (e sottolineiamo “cadimento”) carcerario italiano. Non per notizie che parlano di problemi strutturali interni, ma per la particolarità dell’accaduto (e sottolineiamo anche “caduto”).
Ecco quindi che stamane la lettera “A” della scritta “Carceri” nel prospetto del penitenziario Ucciardone è caduta a terra. La pesante lettera in ghisa non ha fatto danni e non ha colpito nessuno, è semplicemente scesa giù per testimoniare al mondo esterno che lì, dentro quell’altro universo, qualcosa non va. L’intervento dei vigili del fuoco ha messo in sicurezza la scritta. Bastasse così poco per risolvere anche i problemi strutturali di tutte le carceri d’Italia, che cadono… letteralmente a pezzi.