TERMINI IMERESE, 19 FEBBRAIO 2013 – Franco che oggi aveva l’appuntamento con la morte. Ed è arrivato puntuale all’incontro con il destino che ha assunto la sua veste più tragica e beffarda. La morte che ne ha piegato la dignità per lunghi tratti della giornata travestendo da gesto disperato il più banale degli incidenti.
Franco aveva dei precedenti penali, roba di non grande rilievo, ma tali da non sfuggire alla memoria degli archivi. E quando la dinamica di una morte lascia aperti diversi spiragli, ogni ipotesi prende pieghe insidiose.
Nessuna traccia di violenza, nessun omicidio. Scartata questa ipotesi, la prima versione accreditata è stata il suicidio. Se cadi giù da un ponte a Vicari o a Misilmeri si ragiona con la freddezza che si riserva ad una notizia per quanto luttuosa possa essere. Ma Termini rievoca da troppo tempo il dramma di una popolazione che ha perso, quasi irrimediabilmente, la luce di speranza che rappresenta il lavoro. E il confine fra dramma e tragedia è abbastanza sottile. Come un lampo una connessione triste e devastante che collega la morte terrena a quella morale.
Franco che diventa un simbolo, un atto estremo che rimanda al peso di una vita difficile da vivere senza la speranza. Il suicidio di Franco passa di casa in casa, transita su internet, arriva in commissariato e da lì nei nostri desk e sui vostri computer. Un caso che sembrava chiuso. Ma numeri anomali, troppa curiosità attorno alla nostra notizia, troppo pubblico anche tenendo in considerazione la morbosità che suscita questo genere di fatti. Si cerca di capire chi è Franco per trovare il movente o più semplicemente la giustificazione di una morte incomprensibile.
Fino a quando si fa strada un’altra verità, la verità. E il racconto dei testimoni. Franco doveva fare pipì, immediatamente e come farebbe un bambino ha scavalcato il muretto del ponte per cercare opportuno riparo. Ha messo il piede in fallo, è andato giù dove non c’è acqua e non c’è scampo. Franco che non c’entra niente con Fiat e con i commissariati. Franco che non c’entra più con la vita.