PALERMO, 18 FEBBRAIO 2013 – Erasmo Palazzotto, numero due della lista di Sinistra Ecologia e Libertà per la Camera nella circoscrizione Sicilia occidentale, è stato ospite dei forum di Si24.
Sembra ormai innegabile che esista un’intesa tra Bersani e Monti per governare insieme dal giorno dopo le elezioni, qualora dovessero vincere. Che ruolo avrebbe Vendola in questo scenario?
“Noi abbiamo costruito un’alleanza per governare il Paese che si ispira ai governi progressisti d’Europa, con un’identità di centrosinistra. Questa è la sfida che abbiamo accettato. Le politiche che vogliamo mettere in campo mirano a invertire la rotta di come si è governato fino a oggi. Monti è un rappresentante della destra europea e il suo programma è diametralmente opposto al nostro. Noi, per esempio, per uscire dalla crisi puntiamo a un’espansione dei diritti e dello stato sociale e non alla contrazione di esso. Ciò non toglie che, dal giorno dopo le elezioni, si debba dialogare con tutti per portare a compimento le riforme istituzionali di cui il paese ha bisogno”.
Con tutti?
“Sì, con tutti. E per due ragioni. La prima ha a che fare con la legge elettorale “carogna” con cui votiamo, che è fatta apposta per creare instabilità al Senato. La seconda invece mira a rendere più democratico il processo di riforma del Paese: le riforme si fanno dialogando con tutti, anche con la destra se necessario, e non ragionando soltanto secondo logiche di maggioranza, come ci ha insegnato in tutti questi anni Berlusconi”.
Dialogare, per esempio, anche per cambiare questa legge elettorale?
“Certamente. E vorrei invitare il governo regionale a impegnarsi al più presto per modificare anche la legge elettorale regionale, che forse è ancora peggiore di quella nazionale. Una soglia di sbarramento al 5 per cento è inaccettabile a livello locale, dove invece bisognerebbe incentivare la rappresentatività e la partecipazione”.
Dialogherebbe anche con Antonio Ingroia, sebbene ci siano state numerose polemiche per il passaggio di molti esponenti di “Sinistra ecologia e libertà” a “Rivoluzione civile”? Quali sono stati secondo lei i motivi che hanno spinto molti a lasciare Sel?
“Probabilmente sono rimasti scontenti del modo in cui sono state compilate le liste”.
Volevano essere candidati?
“Non so se le loro ambizioni erano quelle, sarebbero state comunque legittime. Certo io mi chiedo come sia possibile cambiare partito da un giorno all’altro, alla vigilia di una tornata elettorale. Tra l’altro andando a collocarsi in un movimento che la pensa in maniera completamente diversa da noi, che sosteniamo un confronto con il centrosinistra, mentre loro al contrario hanno scelto di andare da soli. Comunque, non credo proprio che riusciranno ad arrivare in Parlamento e comunque non in maniera tale da incidere sull’andamento del Governo”.
Nelle liste per la Sicilia non si è candidato Claudio Fava. Come mai, visto che era pronto a diventare presidente della Regione, non ha scelto di candidarsi qui?
“Fava è una grandissima risorsa del nostro partito, ma abbiamo scelto insieme che si candidasse in un altro collegio per evitare strumentalizzazioni e riproposizioni di temi di altre e passate campagne elettorali”.
Che risultato si attende da queste elezioni?
“Mi auguro che Sel sia determinante per la vittoria centrosinistra, soprattutto al Senato e quindi possa rappresentare una sorta di “polizza di assicurazione” per il prossimo governo. Dobbiamo fare le riforme che abbiamo sottoscritto con agli elettori con le primarie”.
Lei crede ai sondaggi?
“Credo che diano soltanto delle indicazioni sulle tendenze di voto, ma hanno dimostrato in più occasioni di non essere in grado di leggere quello che realmente accade nella società. I sondaggi andrebbero fatti per capire quali sono le battaglie che i cittadini si aspettano da noi”.
Questa campagna elettorale ha una grande incognita: Grillo. Lei teme il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle?
“Penso che il Movimento 5 Stelle abbia molti spunti innovativi e interessanti, soprattutto dal punto di vista della partecipazione via web. Sono convinto che sia un movimento che fa bene alla nostra democrazia, a cui io guardo con interesse. Temo però il populismo che si nasconde dietro alcune delle battaglie che Grillo promuove e il fatto che nelle mani del loro leader si concentri troppo potere: lui può decidere della vita e della morte, polticamente parlando, dei suoi parlamentari e del movimento stesso. Questo lo rende una realtà molto limitata”.
Berlusconi è tornato in campo e rischia di ribaltare un risultato annunciato che vi vedeva in vantaggio…
“Non mi spaventa l’effetto Berlusconi. Anche perché il Pdl ha due concorrenti spietati stavolta: Grillo sul terreno del populismo e Monti su quello della creazione di una destra europea. C’è un centro moderato, infatti, che oggi sostiene Monti e che non voterà più per il Pdl. Ma Berlusconi è uno di quelli che investe sull’instabilità, soprattutto al Senato per creare quella che Nichi Vendola chiama “la palude” dove possono sguazzare i caimani: un luogo di incertezza in cui anche chi non ha vinto può conquistare un pezzetto di potere, impedendo alla maggioranza di governare”.
Se dovesse essere eletto, quali sarebbero i primi tre provvedimenti che porterebbe in Parlamento?
“Il primo provvedimento non può che essere la proposta di inserimento di un reddito di cittadinanza, per la mia generazione, ma non solo, perché riguarda tutti coloro i quali perdono il lavoro o non riescono a trovarlo. In Europa, siamo soltanto noi e la Grecia a non avere questa possibilità.
In secondo luogo, mi sono impegnato affinché nei primi cento giorni del prossimo governo si cambi la legge sul voto di scambio, perché la compravendita di voti non avviene soltanto attraverso lo scambio di denaro, ma anche di favori di altro genere. Ma serve anche una legge anti-corruzione, perché la corruzione è una delle cause principali della crisi, poiché ci costa 150 miliardi di euro l’anno.
Il terzo provvedimento contiene in realtà misure diverse per la complessiva riduzione dei costi della politica: dal taglio degli stipendi alla riduzione del numero dei parlamentari, dal ridimensionamento dei finanziamenti pubblici ai partiti alla previsione di un tetto per gli stipendi dei manager”.
Quanto è stanco di questa campagna elettorale?
“Non sono stanco, anche perché la vera partita inizia il 26 febbraio”.