PALERMO, 16 FEBBRAIO 2013 – Omicidio a Palermo. Francesco Nangano, 50 anni, ritenuto esponente del clan di Brancaccio, è stato ucciso a colpi di pistola in via Messina Marine, alla periferia della città.
Secondo le prime informazioni, l’uomo mentre era a bordo della sua auto è stato affiancato da due persone, a volto coperto su una moto, che hanno esploso una serie di colpi, freddandolo. Sul posto è intervenuta la polizia.
Nangano, con precedenti per associazione mafiosa e ritenuto vicino alla cosca di Brancaccio, gestiva una concessionaria auto proprio in via Messina Marine. Era appena uscito da una macelleria quando sarebbe stato affiancato dalla motocicletta da cui sono stati esplosi i colpi di arma da fuoco. I killer sarebbero poi fuggiti in direzione di Villabate.
Già condannato per reati di mafia e poi assolto, Nangano era stato accusato anche dell’omicidio di Filippo Ciotta, scomparso nel 1985 vittima della lupara bianca e del quale qualche settimana fa è stata dichiarata la morte presunta. Ciotta, 23 anni all’epoca e ricercato per rapina, scomparve insieme ad altri tre ragazzi. Secondo gli inquirenti la banda avrebbe messo a segno una serie di furti allo Sperone senza l’autorizzazione di Cosa Nostra e per questo erano stati puniti. Per quell’omicidio Nangano era stato prima condannato all’ergastolo e poi assolto dalla Cassazione, dopo avere già scontato oltre 4 anni di carcere. Quella “ingiusta detenzione” era stata risarcita dallo Stato, nel 2007, con 270 mila euro.
Il suo nome era diventato famoso anche per una relazione durante la latitanza con un’assistente sociale, giudice popolare in alcuni processi per mafia che fu allontanata per questo motivo.
Le modalità dell’omicidio, il profilo della vittima, il colpo mortale sparato alla testa e la scelta di uccidere Nangano nel suo quartiere non lasciano dubbi sulla matrice mafiosa che potrebbe preludere ad una nuova guerra fra cosche.