PALERMO, 14 FEBBRAIO 2013 – Giuseppe Fallica, candidato di Grande Sud capolista alla Camera nella circoscrizione Sicilia occidentale, è stato ospite dei forum di Si24.
Questa è forse la campagna elettorale più incerta degli ultimi tempi, niente a che fare con l’epoca del 61-0.
“Gianfranco Miccichè, in quegli anni, riuscì a trovare con gli alleati una totale condivisione del progetto politico, non ci furono spigolosità. C’erano quattro leader del centrodestra che interagivano in accordo totale: lo stesso Miccichè, Guido Lo Porto per Alleanza nazionale, Totò Cuffaro per il Cdu (Cristiani democratici uniti), e Salvatore Cardinale per il Ccd (Centro cristiano democratico). Fu un’alleanza che caratterizzò un’intera stagione politica siciliana, che andò dalle comunali di Catania del 2000 con Scapagnini, alle elezioni nazionali e regionali del 2001, fino all’elezione di Diego Cammarata al Comune di Palermo. Oggi sono cambiati i tempi e i personaggi, speriamo che il cartello riunito da Berlusconi riesca a compiere un’impresa che sino a pochi mesi fa sembrava impossibile. Personalmente non ho dubbi: si vincerà”
Il centrodestra riunito ma frazionato in diversi rivoli.
“Distinguerei tra liste e partiti, i primi hanno come fine le elezioni, Grande Sud ha un progetto che parte da lontano e va oltre la competizione elettorale. Anche se siamo tornati nell’alveo naturale del centrodestra, non siamo disposti a mettere da parte le nostre battaglie territoriali. Abbiamo scelto questa alleanza per un semplice motivo: il centrodestra di Berlusconi è stato l’unico fronte che ci ha dato garanzie sull’attenzione per il Sud. Berlusconi, confrontandosi più volte con Gianfranco Miccichè e avendo dimostrato di aver capito quali erano stati i suoi errori nei nostri confronti, soprattutto alle ultime regionali, ha capito che nella coalizione potevamo essere il contraltare della Lega Nord. Il loro modello territoriale è valido, dobbiamo prenderlo ad esempio e applicarlo alla nostra realtà per rappresentare un Sud che non è soltanto latore di piagnistei”.
Chi è il vostro candidato premier?
“Noi abbiamo proposto di valutare l’ipotesi di Antonio Martino, ex ministro della Difesa, un uomo serio e capace. Ma credo che il ruolo fondamentale nella scelta del premier lo svolgerà la Presidenza della Repubblica, attraverso le consultazioni”.
Saremo più chiari: Angelino Alfano o Silvio Berlusconi?
“Berlusconi è il leader della coalizione di centrodestra, ma ha già detto di non voler fare il presidente. Discuteremo tutti insieme della questione della premiership, ma intanto bisogna vincere”.
In queste elezioni ci sono molte incognite, come per esempio il Movimento 5 Stelle, e molti nuovi soggetti politici, come la lista di Monti e Fratelli d’Italia…
“Per tanti, in effetti, è la campagna delle prime volte. Grillo, comunque non credo sia un’incognita, rappresenta un voto di protesta ma picconare oggi, come sempre, è più facile che costruire. Lo vorrei proprio vedere un Governo fatto da Grillo e Casaleggio, perché non si può negare che il Movimento 5 Stelle sia completamente controllato da loro due. Voglio appellarmi al buon senso e alla ragionevolezza degli elettori: capisco che vogliano punire i partiti tradizionali per questi anni di crisi e cattiva politica, ma devono identificare soggetti politici credibili e che abbiano un progetto chiaro”.
Quali sono le tre priorità per la Sicilia che portereste in Parlamento?
“Innanzitutto, un provvedimento per risolvere il problema della disoccupazione, e non soltanto quella giovanile, ma anche quella degli over 40, per non parlare di quella over 50. Sono milioni le persone che si sono ritrovate fuori dal mondo del lavoro per via della chiusura o del fallimento della loro azienda. E poiché la pubblica Amministrazione, per via della spending review non consente più l’offerta di posti, l’unica risorsa su cui fare affidamento per creare occupazione è quella delle partite iva, ovvero delle piccole e medie imprese. Sono queste le realtà economiche che dovranno essere maggiormente appoggiate dal futuro governo nazionale attraverso un sostenuto abbattimento della pressione fiscale. Dovremo aiutare l’ingresso nel mercato di nuovi occupati sgravando l’imprenditore, per uno o due anni, dalle contribuzioni previdenziali e assicurative. È la disoccupazione, soprattutto quella non giovanile, che sta distruggendo il territorio e l’istituzione famiglia.
E proprio per le famiglie è pensato il secondo provvedimento che vorremmo portare in Parlamento. La famiglia è l’ultimo ammortizzatore sociale al Sud. Il prossimo Governo nazionale dovrà certamente applicare nel migliore dei modi l’articolo 53 della Costituzione che riguarda l’equità fiscale per le famiglie. Le spese delle famiglie per i beni primari (elettricità, gas, acqua) devono essere relazionati a quel reddito.
Due misure che, prevedendo tasse imposte in modo equo e non oppressivo, potrebbero anche portare a una sensibile riduzione dell’evasione fiscale.
La terza proposta invece è totalmente riservata alla Sicilia. Chiederemo l’applicazione integrale dell’articolo 36 dello Statuto speciale affinché le accise, ovvero gli incassi che derivano dall’estrazione e dalla raffinazione del greggio, restino a disposizione della Sicilia. Alla Camera è attualmente depositata una legge, di cui noi di Grande Sud siamo stati primi firmatari, approvata dall’Ars nella scorsa legislatura. Parliamo di un volume di imposte pari a circa 4 miliardi e 200 milioni l’anno. Pensate a cosa si potrebbe fare con questo gettito fiscale.
Il problema è che lo Stato non si lascia facilmente privare di questo importante bottino, ecco perché speriamo di essere numericamente rilevanti per combattere questa nostra battaglia”.
Questo vostro ritorno al fianco di Berlusconi vi è costato la perdita di molti compagni di viaggio…
“No, non credo che la scusa sia questa. Non riesco a comprendere e non accetto questo repentino passaggio di nostri eletti ad altre formazioni con idee totalmente opposte rispetto alle nostre. Sono convinto che si tratti soprattutto di persone che non volevano stare all’opposizione, che non riuscivano ad accettare di non avere ruoli di governo, ma anche di sottogoverno. Sono persone che non conoscono la politica della coerenza e della riconoscenza”.