PALERMO, 14 FEBBRAIO 2013 – Oggi festeggio. Festeggio l’amore. Quello che non ha bisogno di San Valentino per essere santificato, quello che non ha bisogno di un marito/fidanzato/compagno, quello che non ha bisogno di essere celebrato in un giorno preciso segnato sul calendario.
E lo faccio prima dell’invasione di cuori, frasi smielate, dichiarazioni d’amore stucchevoli e mazzi di fiori appassiti.
Se oggi ci saranno centinaia di ragazzini pronti a mandarsi sms, mariti infedeli che comprano le rose al semaforo prima di arrivare a casa, fidanzati premurosi che hanno prenotato il tavolo al ristorante, uomini che comprano al volo una scatola di baci perugina (o un diamante, nei casi più fortunati) e donne appena uscite dal parrucchiere per l’occasione dell’anno, ecco io ne faccio a meno. E non perché non c’è un uomo al mio fianco, la battuta sarebbe troppo facile. Ne faccio a meno perché per me l’amore è un’altra cosa rispetto a questa corsa affannosa per metterlo in mostra, per ostentarlo, per sbandierarlo. Spesso anche in maniera ipocrita, mentre nasconde sentimenti sbiaditi, tradimenti, indifferenza.
Per me l’amore è un’altra cosa. È quello che leggi negli occhi sempre, 365 giorni su 365, quello che non ha bisogno di regali o fiori ma vive di cuore, di emozioni, di piccole grandi cose condivise come un semplice sguardo, una carezza, un’intesa silenziosa. È quello che non hai bisogno di dirtelo, c’è, punto. È quello che ti fa ridere, piangere, gridare ma che per questo ti fa sentire viva. È quello per sé stessi, per i propri amici, per i propri genitori, per i bambini, per un cane che accarezzi per strada o per una canzone.
Perché l’amore è sentire. Anche quando questo fa paura.