PALERMO, 12 FEBBRAIO 2013 – Ieri il mondo moderno ha vissuto uno strappo epocale. Le “dimissioni” del Papa hanno cancellato un’altra sicurezza. E infatti il ricordo di profezie sulla fine della Chiesa dopo Benedetto XVI non si sono fatte attendere per insinuarsi nelle crepe dell’insicurezza che ha preso i Cattolici di tutto il mondo.
L’ennesima sicurezza infranta che questa civiltà ci offre come sfida. Anche il Papa è un “precario” che rimane al suo posto fin quando può essere utile alla causa. Precario, con le dovute differenze, come gli operai di Gesip, Aligrup, Fiat, dei call-center e di centinaia di aziende. Precario come il sindacalista trapanese Giuseppe Burgarella che alla precarietà ha opposto il gesto estremo e tragico del suicidio.
Ma non è solo la sicurezza di un posto di lavoro a essere sempre più labile. I tagli e le rivoluzioni nella sanità stanno mettendo in dubbio il diritto alle cure, alla salute, per tutti. E altri diritti non sono poi così scontati: se si parla di unioni civili, diritti per gli omosessuali, diritti per le donne, vuol dire che l’umanità si era solo illusa che bastasse scrivere sulle Costituzioni alcune “sicurezze” per renderle concrete.
Palermo, la Sicilia è vissuta avvolta nella continua precarietà di lavoro, uomini, persino di strade e case. Ma ha sempre sognato il posto fisso, da ottenere a qualunque costo, la casa da ottenere anche occupando quella degli altri, la giustizia anche a costo di affidarla ai boss e non allo Stato.
Adesso che la precarietà è diventata un dato globale proprio dalla nostra terra può venire la risposta di chi a tutto ciò è abituato da tempo. Uno sforzo di dignità di chi è precario e di chi dovrebbe risolvere questo stato. Dignità nel non promettere ciò che si sa non si può mantenere, dignità nel non pretendere la soluzione impossibile, ma solo per sé e il proprio gruppo, la propria categoria.
Oggi un uomo di nome Joseph Ratzinger ha fatto un passo indietro dal palcoscenico del mondo. Ci ha dato una sicurezza in meno. Ma, forse, con meno sicurezze si ha più tempo e voglia di guardare agli altri senza pregiudizi. Nella precarietà dei giudizi si potrebbero trovare soluzioni che, lasciata da parte l’arroganza di ognuno, costruiscano sicurezze per tutti.