TERMINI IMERESE (PA), 10 FEBBRAIO 2013 – “Basta chiacchiere”. Lo striscione appeso fuori dal deposito comunale dove sono custoditi i carri allegorici parla chiaro. I carri che oggi dovevano sfilare per il Carnevale Termitano e che invece non usciranno da quel deposito a causa della protesta degli ex operai dell’indotto della Fiat.
Un centinaio da stamattina presidiano il capannone, chiedono gli ammortizzatori sociali che sono stati loro promessi. Sui loro volti la stanchezza, la tensione di mesi di difficoltà ed incertezze, il peso del futuro.
“Giovedì scorso – spiega Michele Russo, rappresentante sindacale della Cisl – c’è stata una riunione alla Regione, hanno partecipato gli assessori Bianchi e Vancheri, il senatore Lumia. Ci sono state fatte delle promesse, noi chiediamo che vengano rispettate. Ci hanno detto che ci sono 110 milioni di euro disponibili, perché non si procede? Da mesi tiriamo avanti con 800 euro al mese, da dicembre non percepiamo più nemmeno quelli, come si fa?”.
La protesta non è improvvisata: “Da qua non ci muoviamo – dicono – almeno fino alle 18, poi sarà troppo tardi per fare sfilare i carri. E martedì torniamo a manifestare, siamo stanchi, non ne possiamo più”.
Cinque aziende che lavoravano per la Fiat, chiuso lo stabilimento nessuna prospettiva. E quasi 400 lavoratori aspettano di sapere cosa sarà del loro futuro. “Sono stato licenziato il 31 dicembre 2011, insieme ad altri sette colleghi – racconta Salvatore Pirrone, lavorava alla Bienne Sud con un contratto interinale – . Siamo stati i primi ad essere licenziati. Fino a settembre abbiamo usufruito della mobilità, adesso abbiamo bisogno di risposte”.
La giornata è una delle più fredde dell’anno, per scaldarsi hanno acceso un fuoco. Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom-Cgil e leader storico della protesta, è insieme ai lavoratori che non hanno intenzione di mollare: “La protesta continua – dice – non ci sono le condizioni per revocarla”. E davanti ai cancelli in molti borbottano contro le elezioni imminenti e le promesse rinviate.
Questa mattina il sindaco di Termini, Totò Burrafato, ha incontrato i manifestanti, all’ora di pranzo è ancora fiducioso che la vertenza possa ricomporsi. “La Regione ha convocato un incontro per mercoledì mattina –spiega Burrafato – per la firma dell’accordo quadro sugli ammortizzatori sociali, spero che questo possa essere un elemento utile. Capisco l’esasperazione di una vertenza che dura da troppo tempo, quella dei lavoratori è una scelta libera e consapevole dei disagi che comporta non solo per la nostra città ma soprattutto per i tanti visitatori. Sono rammaricato ma spero che almeno tutto questo possa servire a qualcosa”.
Nel primo pomeriggio, quando è chiaro che la sfilata dei carri è definitivamente saltata Burrafato diffonde una nota. “Una vertenza così lunga e difficile – si legge – può portare ad un’iniziativa di tale portata che purtroppo ha compromesso uno dei momenti centrali del nostro Carnevale. Siamo stati costretti ad un cambio radicale del programma della rassegna e di ciò ci scusiamo in primo luogo con i tanti visitatori che avevano premiato la nostra volontà di non rinunciare al Carnevale in un momento di crisi e in secondo luogo con la nostra comunità che, suo malgrado, è costretta a sopportare le iniziative di lotta di questi lavoratori”.
Carnevale, dunque, ma in versione ridotta. A sfilare a piazza Duomo i gruppi appiedati in maschera e le tradizionali maschere del Carnevale più antico di Sicilia, u Nannu ca’ Nanna.
Nel tardo pomeriggio, quando gli operai hanno già deciso di continuare a presidiare il capannone fino alle 21, si trova un compromesso per martedì grasso: la protesta non dovrebbe impedire la sfilata ma sui carri ci sarà una delegazione dei lavoratori. Mercoledì invece la protesta continuerà davanti Palazzo d’Orleans mentre negli uffici della presidenza della Regione si discuterà della loro situazione.