TRAPANI, 8 FEBBRAIO 2013 – Il cous cous più famoso del mondo è stato protagonista di una giornata di festa e condivisione all’interno del carcere San Giuliano di Trapani.
Tre chef dell’Associazione cereriana cuochi sanvitesi, Giorgio Graziano, Vito Miceli e Giuseppina Candela hanno mostrato le fasi di preparazione della ricetta tradizionale di cous cous di pesce. Poi è stata la volta di sei detenuti, Marian Airinei, Claudiu Balan, Francesco Martello, Vasile Stoian, Emilio Greco e Mohammed Youssoufi a cimentarsi nella preparazione, dopo aver frequentato un corso di cucina coordinati dal professore Giuseppe Sanfilippo dell’ENGIM – Ente Nazionale Giuseppini del Murialdi, docente di cucina. Per diversi di loro sono già arrivate richieste di lavoro come chef e pasticceri.
L’iniziativa, organizzata dal Comune di San Vito Lo Capo, ha visto anche la partecipazione del cabarettista siciliano Ernesto Maria Ponte che ha intrattenuto il pubblico presente.
“E’ stato un momento significativo – ha spiegato Matteo Rizzo, sindaco di San Vito Lo Capo – e di grande valore sociale. Abbiamo voluto portare all’interno del carcere lo spirito della nostra manifestazione oltre che essere vicini a queste persone e fare trascorrere loro una giornata diversa”. All’iniziativa, che sarà condotta dalla giornalista Antonella Lusseri, hanno partecipato Peppe Poma, presidente del consiglio provinciale di Trapani, Monsignor Alessandro Plotti, Arcivescovo di Trapani e diverse autorità civili e militari.
“Accogliamo sempre con grande entusiasmo iniziative come questa – ha spiegato Renato Persico, direttore della Casa circondariale di Trapani – che mettono in relazione il carcere con il territorio. Crediamo infatti che la riabilitazione sia l’obiettivo primario per gente che abbia già scontato la pena. Eventi di questo genere, inoltre, offrono ai detenuti un messaggio di speranza e sostegno oltre che di vicinanza con il territorio con il quale poi dovranno riconfrontarsi”.
“Oggi apre le porte – ha detto il vescovo di Mazara del Vallo, Monsignor Domenico Mogavero – una struttura che nasce per essere chiusa. E lo fa attraverso la tavola, momento di scambio molto importante. Riunirsi attorno ad un tavolo significa incontrarsi e crescere. È un momento che nelle famiglie non dovrebbe mancare mai”.
Tra i presenti anche Aurora Ranno, presidente dell’Associazione Cotulevi che ha svolto un progetto destinato ai figli di genitori separati che ha interessato anche i detenuti della struttura.