PALERMO, 7 FEBBRAIO 2013 – Sicilia, Ponte. Un binomio indissolubile da almeno un secolo e negli ultimi anni tema centrale del dibattito politico e delle ricorrenti campagne elettorali. Andare su Google e digitare la frase “la Sicilia ponte con i Paesi del Mediterraneo”.
E poi il Ponte sullo Stretto, che tutti ci invidiano per la capacità del management di una società del gruppo Iri (la “Ponte sullo stretto spa”) che anni addietro riuscì a farsi copiare il progetto dai giapponesi che lo realizzarono anche. Ma soprattutto riuscì a vivere finanziata dallo Stato per decenni senza che nessun ponte venisse realizzato.
Glissando sulle promesse di un premier al quale non sono stati concessi abbastanza poteri per costruirlo e sull’immancabile comitato “no-ponte”, il crollo del “parente povero” dal nome agreste, il viadotto Verdura sulla statale 115 fra Ribera e Sciacca, ci riporta alla dura realtà.
I ponti dei quali la Sicilia ha bisogno sono quelli come il Verdura e come il Belice, sempre sulla 115 e, come avverte il Sindaco di Menfi, Michele Botta, già sul punto di collassare. Ma qui siamo nel Sud della Sicilia, come diciamo noi che siamo nati lì “il Nord Africa”. Lì non crollano solo i vecchi ponti di inizio secolo ma, grazie alle alchimie del cemento impoverito dalla mafia, anche i viadotti appena inaugurati.
Nel 2009 crolla il viadotto Geremia sulla Caltanissetta-Gela, la statale 626 “della valle del Salso”, cinquanta chilometri completati in “appena” 35 anni ed appena ultimati. Non ci scappa il morto per puro miracolo, un agente di Polizia libero dal servizio che lo percorre in moto se la vede molto brutta ma si salva.
Per ripristinarlo ci sono voluti tre anni, fino alla metà del 2012. E nel Sud della Sicilia, più che in tutta la nostra isola si potrebbero elencare decine di queste storie e di pericoli imminenti. Gli amanti dei romanzi del Commissario Montalbano potranno facilmente rintracciare a memoria le descrizioni della circolazione stradale e degli assi viari che i protagonisti delle storie scritte dall’empedoclino Camilleri sono costretti a percorrere.
Sulla statale 115 non si imparpaglia solo il giudice Tommaseo che notoriamente guida come “una gatta ubriaca” ma anche il nostro commissario e i suoi agenti. Ci vuole una pilota “svidisa” come Ingrid per domare le nostre strade. Ecco perché l’idea del Governatore Crocetta (anche lui del Nord Africa) di far fare un giro in auto ai commissari dell’Unione Europea sembra la carta vincente. Dopo averlo completato sbloccheranno persino i fondi per la Formazione.
Ma, ironie a parte, più che di essere un ponte ho averne uno, la Sicilia ha bisogno che fra Sciacca e Ribera fra 15 giorni si torni a circolare, a costo di scomodare il Genio militare e senza scomodare il bravo Fiorello.
E speriamo che oggi l’assessore al Turismo, Franco Battiato, alla sua prima conferenza stampa in “assolo”, illustrando il piano per il rilancio della nostra regione, indichi anche il modo di rendere più facile ai turisti la visita del “mio” Nord Africa.