PALERMO, 7 FEBBRAIO 2013 – Filippo Cangemi, capolista per la Camera, circoscrizione occidentale, de La Destra, ospite del forum di Si24.
La Sicilia è spesso stata determinante per il risultato nazionale. Ma anche una grossa fetta del vostro risultato elettorale dipenderà dai voti conquistati al Sud.
“Tutti contribuiamo, pur con nastri di partenza diversi, al risultato complessivo. La soglia di sbarramento per la Camera è nazionale, quindi ogni singolo voto preso in Lombardia, in Trentino o in Sicilia contribuisce al risultato nella stessa identica maniera. Poi, di sondaggi e risultati preventivati che poi sono stati smentiti ne ho visti tanti. Credo che ci sia soltanto da lavorare in questa campagna elettorale con un’assoluta consapevolezza: che noi siamo assolutamente felici di essere in questa coalizione. E se siamo in questa coalizione è perché si sono create le condizioni per poterci stare. Cinque anni fa, quando abbiamo ritenuto non praticabile la strada degli alleati, abbiamo scelto di andare da soli”.
E poi è arrivato il governo Monti.
“Quattro mesi fa, quando si è insediato il governo Monti, abbiamo preso una posizione chiara e precisa di opposizione, perché si capiva già che era il governo delle banche e degli interessi esteri, non certamente quello degli interessi degli italiani. I fatti poi ci hanno dato ragione: questo governo ha aumentato la recessione e ha tartassato i cittadini; li ha costretti a pagare determinate tasse non gradite, avendo peraltro un saldo in pareggio perché facendo calare i consumi hanno incassato meno iva e quindi i comuni quello che hanno incassato da un lato l’hanno perso dall’altro. Noi siamo stati felici che alla fine anche il principale partito del centrodestra, il Pdl, ha capito che questo governo era una sciagura e questo ci ha consentito di stare insieme nella stessa coalizione. Altrimenti non sarebbe stato possibile”.
Chi è il vostro candidato premier?
“Non esiste in Italia un candidato premier. Questa è una grande stortura del nostro sistema istituzionale. La verità è che da vent’anni viene imbrogliato il popolo italiano raccontandogli che modificando la legge elettorale si persegue l’obiettivo della stabilità di governo. Questo è assolutamente falso, innanzitutto perché non si può impedire a nessuno di cambiare opinione, o “casacca” che dir si voglia, nel corso della legislatura. Allora si tratta di introdurre un mandato imperativo, ma questo credo che sia configgente con i motivi della nostra carta costituzionale, oppure bisogna rendere inefficaci i trasferimenti di gruppi e partiti. E per questo esiste un solo sistema, che è collaudato già da più di vent’anni per le elezioni amministrative: il premier viene votato direttamente dagli italiani e la sua stabilità di governo è garantita da questo voto e da un sistema istituzionale che soltanto in determinati casi deve richiedere delle maggioranze assembleari. D’altronde è il sistema americano da quasi tre secoli. Una proposta di legge presidenzialista sta nei nostri programmi da sempre”.
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Dotta esposizione e nessuno può darle torto. Ma il senso della domanda era un altro: se doveste vincere le elezioni, il premier sarà Silvio Berlusconi o Angelino Alfano?
“Sarebbero entrambe delle buone soluzioni. E sarei comunque felice che il problema si ponga, perché significherebbe che abbiamo vinto le elezioni”.
Se dovesse essere eletto, quali saranno le vostre priorità per la Sicilia.
“Per prima cosa proporremo un’autorità garante e indipendente per il controllo della legittimità delle procedure di riscossione. Una legge che si può fare anche subito in Sicilia, attraverso il nostro gruppo all’Ars, per poi esportarla in tutta Italia. In molti casi siamo stati apripista.
Il tema è quello della riscossione esattoriale. Esiste, infatti, in questo sistema un’anomalia grave, nel senso che l’agente di riscossione, sia che si tratti di una società pubblica, totalmente o parzialmente, sia che si tratti di una società appaltata, è sostanzialmente sottoposto al controllo dell’ente pubblico, che è contemporaneamente il beneficiario delle procedure di riscossione. Una situazione grave soprattutto in tempi di recessione, in cui le tasse sono aumentate e i cittadini sono andati un po’ in tilt. C’è meno lavoro, c’è meno denaro che circola, c’è un po’ più di difficoltà a pagare e ci vuole quindi una maggiore attenzione per la tutela del cittadino nei confronti delle aggressioni delle riscossioni esattoriali. Gli agenti di riscossione illegittimità ne commettono parecchie e manca un controllo forte e disinteressato. La proposta quindi è quella di istituire un’autorità garante e indipendente per il controllo della legittimità delle procedure di riscossione. Siamo pieni di garanti, se per una volta ne viene creato uno a tutela diretta del cittadino, non credo ci sia nulla di trascendentale”.
Quali sono le principali misure di politica economica che vorreste attuare per la Sicilia?
“La priorità è la ripresa economica. Dobbiamo permettere agli imprenditori e ai professionisti di reinvestire nella propria attività economica. E soprattutto rivalutare il mondo dei mestieri e dell’artigianato, interfacciandoli direttamente con la formazione. In termini culturali, stiamo perdendo forme di artigianato che hanno valenza artistica e che fanno parte della nostra storia e della nostra tradizione. Gli artigiani hanno problemi di reclutamento. Abbiamo costruito la nostra economia sulla teoria del pezzo di carta, che è un grande falso storico, perché il lavoro ha pari dignità qualunque esso sia. Dobbiamo sostituire questa formazione professionale, troppo accademica perché votata a garantire una struttura che abbia dei funzionari e dei professori da retribuire, a una che sia più vicina ai giovani e ai mestieri”.
Il fenomeno Grillo sta conquistando sempre più italiani. Il voto di protesta è stato tradizionalmente di destra. Ciò la preoccupa?
“Pensavo che stesse chiedendomi di Carlo Grillo, il nostro candidato. No, scherzo, sull’argomento non sfuggo per nulla. Sono convinto che ogni voto espresso per Grillo abbia la stessa dignità degli altri. La gente ha maturato la convinzione che il voto di protesta sia oggi utile. In Italia, nei decenni, ho visto voti di protesta spostarsi di partito in partito. E se le tendenze storiche saranno confermate, il fenomeno Grillo non durerà più di due elezioni. Sappiamo che esiste una fascia instabile nell’indirizzo di voto, ma stabile nella sua volontà di protestare. Non vedo però in Grillo la capacità strutturale di governare. Non è una lista, non è un partito, ma è se stesso. Nemmeno tra i suoi eletti constato questa capacità di proposizione di un modello di società da sviluppare. Anche noi diciamo “no al Muos”, ma una forza politica deve anche avere una capacità progettuale”.
Se doveste vincere…
“Può togliere il se, vinceremo noi”.