PALERMO, 6 FEBBRAIO 2013 – Mentre la Cisl lancia l’allarme per ottomila posti di lavoro persi nell’ultimo anno nel settore edile, a Bagheria un imprenditore assume dodici operai dopo che la Finanza irrompe nel suo cantiere. Dodici che lavoravano in nero su tredici presenti in quel momento.
È lo specchio, desolante, della crisi che attanaglia la società e dei compromessi a cui, pur di lavorare, in tanti sono disposti a scendere. L’immagine che questo specchio ci rimanda è anche quella di scelte, apparentemente coraggiose, quasi “eroiche” se si guardano con l’attuale ottica distorta, ma che in effetti sono perfettamente in linea con la furbizia spicciola con cui spesso ci si approccia alla vita: assumere questi lavoratori, garantire loro uno stipendio, una copertura contributiva ed assicurativa non è un regalo ma un obbligo, farlo dopo essere stati colti “con le mani nel sacco” non è generosità ma solo il tentativo di evitare multe più pesanti.
Certo, da domani dodici famiglie dormiranno sonni più tranquilli e di questi tempi è sempre una bella notizia. Resta però il fatto che per un operaio che dice no al lavoro in nero ce ne saranno sempre dieci pronti a dire sì, pur di portare a casa un pezzo di pane.
E di fronte all’allarme dei sindacati, che davanti al calo occupazionale nel settore, invocano maggiori investimenti pubblici per rilanciare le grandi opere, è sempre bene ricordare che il lavoro si crea anche e soprattutto combattendo quello in nero e le illegalità che lo accompagnano.