PALERMO, 23 GENNAIO 2013 – Le elezioni si avvicinano e i sondaggi si moltiplicano. Non c’è testata giornalistica, programma d’intrattenimento o sito web che non chieda agli utenti la propria opinione. Tu chi voti? Destra o sinistra? E poi tutti a riportare dati e percentuali come fossero verità con la V maiuscola. E invece no, non è così. Parola di un esperto di indagini di mercato.
“Tutti i sondaggi d’opinione – dice Alessio Colli, project manager e data manager di IFF International Institute – riportano, di solito scritto di lato, in basso, piccolissima, la percentuale di errore, stimata in genere tra il 4 e il 6 per cento. E già questo inficia la validità di un’indagine. Inoltre, a influenzare la grandezza campionaria è soprattutto la quantità di “Non so”, di indecisi. Se circa il 50 per cento degli intervistati rientra in questa categoria, il sondaggio non è attendibile”. Ma quest’ultima quota si riduce di solito man mano che ci si avvicina la data delle elezioni. “Per questa ragione – continua Colli – le indagini degli ultimi giorni si avvicinano un po’ di più alla realtà. Ma i giornalisti non sempre applicano la necessaria astrazione quando li interpretano e quindi spesso risultano disattesi”.
Elementi fondamentali nell’interpretazione di un sondaggio sono: il metodo di raccolta delle informazioni e la stratificazione socio demografica del campione. I metodi maggiormente utilizzati per le indagini politiche sono il Cati (Computer Assisted Telephone Interviewing) e il Cawi (Computer Assisted Telephone Interviewing). “Con il Cati – spiega Alessio Colli – si raggiungono soprattutto le fasce più alte d’età, che sono più facili da reperire ai numeri di rete fissa. Con il Cawi invece la fascia indagata è quella compresa tra i 18 e i 44 anni. Ovviamente una corretta rappresentazione della popolazione italiana dovrebbe avere la giusta proporzione tra le due categorie. Quindi il metodo più corretto sarebbe quello di combinare Cati e Cawi, somministrando la stessa identica intervista”.
In periodo di campagna elettorale, le indagini politiche si moltiplicano, ma sia i committenti che gli istituti di ricerca sono nella maggiore parte dei casi sempre gli stessi. “Questo porta inevitabilmente – dice Colli – a una ripetizione costante dei dati. Altre due condizioni da rispettare per accrescere la validità dei sondaggi sarebbero: ripeterli periodicamente, dunque non soltanto durante le campagne elettorali, e variare gli istituti di ricerca a cui affidare le rilevazioni. In questo modo, ci potrebbero essere maggiori garanzie di verità”.