PALERMO, 19 GENNAIO 2013 – Un pomeriggio ad alta tensione. Gasperini rischia tutto, nonostante la logica e nonostante le rassicurazioni di Zamparini. Senza una vittoria e senza quei punti che da soli potrebbero sanare l’evidente scollamento tra tecnico e società, resterebbe la cruda realtà di una classifica devastante e di un trend che non lascerebbe speranze.
Tutti i condizionali sono necessari solo perché l’incidenza di una vittoria è capace di ribaltare tutti gli indizi che già oggi portano ad una sola considerazione: gli errori di giugno non saranno sanati, la salvezza è legata alla sola eventualità che questa squadra sappia ritrovare motivazioni e fortuna e che le dirette concorrenti tengano ancora questo passo ridotto.
Questo è la scena che incornicia la sfida contro la Lazio, la vera rivelazione del campionato. Solida, dotata di individualità confacenti agli schemi di Petkovic, caratterialmente robusta, equilibrata in ogni zona del campo: insomma, la Lazio è una squadra che utilizza al massimo potenzialità e risorse. La sua corsa sinora è stata un crescendo di rendimento e risultati.
Detta così poche sembrerebbero le chance di Gasperini. Eppure fra tutte le big la Lazio, per caratteristiche tecniche e per sistema di gioco, è quella contro cui il Palermo può provare a sovvertire la logica del pronostico. La difesa romana è rude ma non agile, ideale quindi per il trio Miccoli – Dybala – Ilicic, il pressing non è asfissiante e soprattutto oggi manca Klose, l’uomo che rende letale una manovra avvolgente che necessità però di una punta capace di dare profondità.
Gasperini ha deciso per lo schieramento meno prudente, provando a rallentare gli ingranaggi di gioco avversario mandando Dybala a disturbare Ledesma, presidiando le fasce con il vigore di Morganella e Dossena, sperando che Ilicic e Miccoli peschino la giocata vincente. In difesa tutto come gli ultimi 180′: ancora fuori Munoz – l’unica mossa non condivisibile tra tutte le scelte sinora compiute da Gasperini – Aronica in mezzo sostenuto ai fianchi da Von Bergen e Garcia. In porta ancora Ujkani, in attesa che il Chievo rinunci al gioco al rialzo e liberi Sorrentino intascando quei 3 milioni che rischiano di essere gli unici investiti sul mercato che, per quanto riguarda il Palermo, è davvero eccessivo chiamare di riparazione.