PALERMO, 9 MARZO 2013 – Se Socrate avesse avuto un blog molto probabilmente il titolo sarebbe stato “Conosci te stesso“, scritto con carattere Arial, dimensione 36 e corsivo.
Se Socrate avesse avuto un blog ogni giorno avrebbe lanciato all’etere un nuovo interrogativo, niente cose banali, piuttosto domande su cosa sia la virtù, la conoscenza o cosa ci può davvero rendere felici. E a quel punto, gli utenti che capitavano per caso a navigare nelle sue pagine avrebbero lasciato i loro commenti con nickname del tipo cratilo76, eutidemo85 o platoneilgreco.
E Socrate avrebbe dato ascolto a tutti ma senza dare ragione a nessuno.
D’altra parte era un maestro nello smontare le affermazioni degli altri e a indirizzarle verso quello che riteneva più corretto.
Ma con la chat come se la sarebbe cavata?
Probabilmente dopo un paio di prove avrebbe chiesto ai suoi interlocutori un appuntamento per discutere delle stesse cose di presenza, magari passeggiando.
E gli spam avrebbero riempito la sua casella di posta.
C’era chi doveva andare in palestra; chi era troppo impegnato a taggare fotografie su facebook; chi non capiva perché un vecchio con un naso orribile non se ne stesse al parco a giocare a carte piuttosto che fare il sapiente non sapiente su internet e chi non poteva perdersi l’happy hour.
Insomma, se Socrate avesse avuto un blog sarebbe stato un completo fallimento. E probabilmente la cicuta se la sarebbe bevuta da solo, senza che qualcuno gliela porgesse. Anche se alla fine il motivo era sempre e solo lo stesso: la paura che deriva da ciò che non comprendiamo.
Socrate per primo ha capito l’importanza della comunicazione come base di un rapporto sociale.
Per primo ha capito che per andare al fondo delle cose bisogna avere pazienza, munirsi di una buona dose di tempo e di un’instancabile ironia, anche nei momenti peggiori.
Per primo ha capito che da soli non si riesce a concludere niente, ma che in due forse il cerchio si stringe. Oggi invece siamo molto più bravi a fare le cose da soli. Specie comunicare.
Ma non è un paradosso? Eppure c’è chi pensa che stare chiusi dentro la propria stanza da soli e scambiarsi messaggi su internet sia un nuovo modo di comunicare e di farsi degli amici. Oppure che più amici si hanno nel proprio profilo più si è in gamba e apprezzati. Quando Socrate si rilassava all’ombra di un ulivo erano in due, massimo in tre. Eppure non si può dire che qualcuno non lo ritenesse uno in gamba, mi sembra che ancora oggi se ne senta parlare.
E non mi sembra che non fosse apprezzato, perché facevano la fila per passare del tempo con lui.
Socrate pensava che la parola scritta fosse come il bronzo che percosso dà sempre lo stesso suono. Lo scritto non risponde alle domande e alle obiezioni dell’interlocutore, ma interrogato dà sempre la stessa risposta. Per questo non scrisse niente ma preferì la forma del dialogo.
Di quello vero, instaurato tra due persone che possono guardarsi negli occhi e scoprire un po’ di più su se stessi. Oggi la tecnologia ci sta allontanando sempre più da questo lusso; la società del caos ci nega momenti di serena riflessione, relegandoci nell’incertezza e nella paura; rinchiudendoci in una solitudine che si illude di non essere tale. Non aspettiamo che arrivi un qualche “tafano” a punzecchiarci e a destarci dal nostro torpore massmediatico.
Apriamo uno spiraglio verso il mondo, magari non è poi così male, da come ce lo raccontano.