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Gasperini se ne va, anzi no. Quando la stampa anticipa la bufera

PALERMO, 18 GENNAIO 2013 – Seicento secondi, poco più poco meno, per decidere se domare un’esplosione e lasciare il suo posto o fare ricorso alla diplomazia e resistere a quella che, per il corso degli eventi, può definirsi una provocazione. Gasperini impiega lo stesso tempo di un maxi extra time per tornare sui suoi passi e riprendere l’incontro con i giornalisti nella consueta conferenza stampa della vigilia.

Si era alzato visibilmente indispettito dopo una domanda semplice semplice: questo Palermo può definirsi provvisorio negli uomini e nelle idee? Di getto ha risposto così al cronista: “Nelle idee spero proprio di no, dopo quattro mesi. Chiaro che ciascuno può pensare ciò che vuole”. Poi ha snocciolato la formazione che affronterà domani la Lazio, per sottolineare che poco è cambiato nonostante gli annunci. Ha comunicato persino la panchina e infine si è alzato e se ne è andato.

Una reazione insolita, marginalmente provocata da una domanda certamente tendenziosa, ma ovvia e legittima. Come legittima la rabbia del tecnico – seppure sbagliando il bersaglio – considerato che i rinforzi sinora arrivati non sono quelli che possono garantire un’inversione di tendenza. Gasperini ha risposto a Zamparini per interposta persona, al suo richiamo di non colpevolizzare la squadra espresso dopo la sconfitta di Napoli. La squadra non ha colpe, avrebbe voluto dire, ma con questi uomini si va a picco. Ha evidenziato, mettendo i suoi giocatori in fila uno dietro l’altro, che poco è cambiato rispetto alla sosta di Natale. Ha inchiodato alle sue responsabilità chi non consente un rapido innesto di forze nuove. E per essere chiari, non era Lo Monaco l’obiettivo perché ancora oggi, senza l’avallo (e i soldi) di Zamparini non è permesso fare nulla.

Dietro la ribellione di Gasperini c’è la tensione del momento, la frustrazione accumulata soprattutto nell’ultimo mese, la delusione per il mancato rispetto dell’impegno sul mercato che a parole gli era stato garantito. Sente rumore di nemici, come direbbe Mourinho. Ma i nemici, anzi il nemico, questa volta ce l’ha in casa. In un’altra epoca Gasperini a Napoli non sarebbe stato in panchina e se Zamparini ha resistito alla tentazione di un altro ribaltone è segno che ha già deciso che basso sarà il livello degli investimenti e un nuovo tecnico non rientra tra questi. Per ritoccare una squadra a gennaio ci vuole poco, si può far bene anche con niente. Per ribaltare l’esito di un girone e gettare le basi per la salvezza serve invece denaro. Ciò che Zamparini oggi non è più disposto a mettere in circolazione. Da qui le difficoltà di Lo Monaco e il gesto di protesta di Gasperini. Il cronista ha soltanto scoperchiato la pentola. Poi è tutto rientrato, Gasperini si è seduto al suo posto e domani occuperà il suo posto. Almeno domani. Perché il suo gesto, simile a quello di Baldini dieci anni fa, è preludio di tempesta.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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