PALERMO, 15 GENNAIO 2013 – Maxi operazione antidroga dei carabinieri di Monreale che, insieme ai militari dei comandi provinciali di Palermo e Ragusa, hanno eseguito tra Palermo, Partinico e Vittoria venti ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari, emesse dal gip Luigi Petrucci.
L’operazione denominata NIKLA, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal sostituto procuratore Diana Russo, è il risultato di un’attività investigativa iniziata nel 2008 che aveva già portato all’esecuzione di altre 11 misure cautelari. Nelll’operazione sono stati impegnati 150 Carabinieri del Gruppo di Monreale e dei Comandi Provinciali di Palermo e Ragusa, supportati da unità cinofile ed un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo Boccadifalco.
Gli arrestati sono Federico Carollo (40 anni), Girolamo D’Anna (40 anni), Rossella Russo (30 anni), Fabio Orofino (27 anni), Francesco Federico (52 anni), Antonina Quattrocchi (39 anni), Benito Cordova (35 anni), Fabio Comito (34 anni), Nicola Dainotti (62 anni), Fabio Di Pasquale (41 anni), Enthony Primizio (24 anni), Carmelo Sferruggia (33 anni), Andrea Di Maggio (54 anni), Fedele Russo (30 anni), Matteo Testa (29 anni), Bendetto Mattina (35 anni), Antonio Pezzino (32 anni), Nancy Pezzino (26 anni), Mohamed Hedi Bedoui (48 anni) e Mouez Mansour (31 anni). Ancora irreperibili Giuseppe Cascino (29 anni) e Hochine Cheik (30 anni).
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Partendo dall’attività di tre gruppi di piccoli spacciatori che a Palermo operavano nelle zone di Uditore, Zisa e via Perpignano gli investigatori sono risaliti all’organizzazione. Proprio nella zona di via Perpignano operava quello che gli inquirenti ritengono sia il capo della banda, Andrea Di Maggio conosciuto come “Lo zio”.
Di Maggio, avvalendosi di una fitta rete di spacciatori riforniva diversi centri del Palermitano, del Trapanese e del Ragusano. I suoi collaboratori più affidabili sono stati individuati dagli investigatori in Girolamo D’Anna, Fabio Orofino, Francesco Federico e Nicola Dainotti. Il gruppo utilizzata una vasta rete di fiancheggiatori per il trasporto e la consegna della droga, prevalentemente giovani in debito con Di Maggio o i suoi collaboratori. Accorto il sistema: Di maggio otteneva il pagamento immediato della droga poi, servendosi dei giovani reclutati, avveniva la consegna. Per evitare controlli era lo stesso Di Maggio a fare da apripista alle vetture su cui viaggiavano gli stupefacenti. Per mesi gli inquirenti hanno seguito i pusher, individuando i percorsi e cerando di isolarli lungo la strada.
Con i tre pusher marocchini Bedoui, Mansour e Cheik, conosciuti tramite Dainotti che però era stato escluso dall’affare, Di Maggio aveva stretto accordi precisi: il rischio del viaggio era tutto a carico loro, se volevano che la droga fosse consegnata loro dovevano pagare un surplus.
Una vera e propria centrale dello spaccio quella realizzata a Partinico da un nucleo familiare allargato, composto da Benedetto Mattina, i figli della moglie Antonino Pezzino e Nancy Pezzino, il marito di quest’ultima Fedele Russo e la sorella Rossella Russo. I familiari, tutti residenti in un immobile popolare, acquistavano la droga da Di Maggio, da Sferruggia e da Comito (ritenuti dagli inquirenti come pusher di rango) e la rivendevano nelle loro abitazioni che servivano anche da punto d’osservazione privilegiato per controllare i movimenti dei carabinieri di Partinico.