PALERMO, 21 DICEMBRE – Continua il braccio di ferro fra la Regione e la società Novamusa dopo che l’assessorato ai Beni Culturali ha deciso di dichiarare la decadenza della società dalle concessioni di tutti i siti che gestisce in Sicilia con il risultato che da oggi i dipendenti risultano senza lavoro.
“Ci dispiace – ha dichiarato il neoamministratore Elia Fiorillo – dover proseguire la via del contenzioso. Avremmo preferito un confronto con le istituzioni regionali, in attesa del lodo arbitrale e dei pronunciamenti della Magistratura che avrà tutta la nostra collaborazione al fine di fare chiarezza sulla correttezza gestionale della società, soprattutto tenuto conto del fatto che, sotto la mia amministrazione, i pagamenti alla Regione Siciliana sono stati e saranno puntualmente effettuati ogni mese”.
“Al di là di come si chiuderà la vicenda di Novamusa, ci auguriamo – ha sostenuto il neo amministratore – che il personale della società medesima impegnato nei siti siciliani possa conservare il posto di lavoro qualsiasi cosa accada”. In fine Fiorillo, rifacendosi ad Aristotele, raccomanda ed augura alle istituzioni siciliane, a partire dal suo presidente Crocetta, di “seguire in ogni situazione ragione e moderazione” ciò che, a suo avviso, non è avvenuto nel caso della società’ di cui è amministratore.
Sull’argomento intervengono Antonella Milazzo, Mariella Maggio e Marika Cirone di Marco, parlamentari regionali del Partito Democratico, che nei giorni scorsi hanno presentato un’interrogazione urgente all’assessore ai Beni Culturali e al presidente della Regione. “Da oggi gli operatori impegnati nella gestione dei siti museali in Sicilia sono senza lavoro e senza alcuna certezza sul loro futuro: chiediamo al presidente della Regione un intervento urgente per assicurare la migliore gestione dei siti siciliani e per garantire i lavoratori che fino ad oggi hanno svolto il servizio per conto di società private”. “Non vogliamo entrare nel merito del procedimento giudiziario – dicono le parlamentari del PD – ci interessa solo tutelare i lavoratori e assicurare il ‘miglior livello di valorizzazione dei siti’ come richiesto dall’articolo 115, comma 4, del Codice dei Beni culturali”.