“Io so”, Ingroia e la trattativa che avvelena il Paese

di Redazione

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“Io so”, Ingroia e la trattativa che avvelena il Paese

| sabato 15 Dicembre 2012 - 09:35

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Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).. . Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti…

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere.


Parole scritte da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974, tragicamente attuali come sottolinea la decisione di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza che hanno scelto “Io so” come titolo del libro scritto insieme al magistrato Antonio Ingroia. Pagine che narrano vent’anni di politica e mafia letti con gli occhi di chi, indagando, ha scoperto il “big bang” di questo ventennio, la trattativa Stato-mafia e l’omicidio di Paolo Borsellino. Di chi ha anche indagato sul passato, persino sull’uccisione del bandito Giuliano.

“Abbiamo pensato ad Ingroia proprio per questo – spiega Giuseppe Lo Bianco – l’unico capace di raccontare una storia parallela ed occulta del nostro Paese che ha visto da vicino nelle indagini che ha condotto in questi vent’anni sui sistemi criminali del presente e del passato. ‘Io so’ è l’atto conclusivo di un percorso narrativo che parte dall’Agenda rossa’ e prosegue con ‘L’agenda nera’ e ‘Profondo nero’, il racconto di tre delitti strettamente legati: Mattei, De Mauro e Pasolini. Passato e presente occulti si intrecciano in un filo nero che affonda le sue radici nel dopoguerra. Con il libro, inoltre, abbiamo voluto tracciare un bilancio del ventennio berlusconiano, forse il più devastante dal punto di vista sociale e culturale dal dopoguerra”.

Un ventennio che sembra chiudersi?
“Sotto il profilo politico, dell’influenza di certi partiti probabilmente si, dal punto di vista culturale, direi meglio subculturale, credo proprio di no, anzi la situazione peggiora da un giorno all’altro. Basta vedere il livello di corruzione e di immoralità che attraversa tutta la società italiana e che le indagini portano continuamente a galla”.

Voi avete cercato Ingroia o lui ha cercato voi?
“Siamo stati noi a proporgli il libro ma lui all’inizio disse no, anche perché ne aveva un altro in uscita. Un mese dopo, una domenica pomeriggio mi ha telefonato: ‘la proposta è ancora valida?’ mi chiese. Così in circa sette-otto incontri da gennaio giugno il libro e’ stato scritto”.

 

Ma intanto esplode il conflitto con Napolitano.

“Il romanzo Quirinale, come lo abbiamo definito, è diventato la chiusura del volume, aggiornato fin sulla soglia del conflitto di attribuzione”.

Si parte dalla strage di Via D’Amelio. Perché la strage Falcone ha un grande valore simbolico ma quella di Borsellino continua a nascondere misteri?
“Lo spiega Ingroia stesso. Fin dalle prime ore lui e alcuni suoi colleghi, anche i familiari di Borsellino, capirono che c’era qualcosa di diverso e piu’ inquietante in quella strage. Ricordo che anche Felice Cavallaro, che non è certo giornalista ascrivibile alla schiera dei dietrologi complottisti, sul Corriere della Sera il giorno dopo la strage scrive che il giudice è stato ucciso ‘dalla mafia e da chi se ne serve’. E lo scandaloso depistaggio con l’impiego di rilevanti energie investigative che hanno trovato accoglienza in sentenze passate in giudicato, scoperto solo dopo le rivelazioni del pentito Spatuzza non servì certo a coprire la responsabilità dei boss mafiosi.

E se Borsellino fosse stato ucciso anche perché aveva scoperto qualcosa di grave sulla strage Falcone?
“Questo è un grande interrogativo che credo proprio rimarrà sempre aperto”.
A proposito di Borsellino, perché il fratello Salvatore dopo anni di silenzio decide di iniziare a combattere per la verità sulla strage?
Lui stesso mi disse che aveva deciso di impegnarsi attivamente nella ricerca della verita’ dopo avere letto il nostro libro ‘L’agenda rossa’”.

In questi giorni sembra stia tornando un momento simile all’inizio degli anni ’90. Veleni a Palazzo di giustizia, anche qualche allarme attentati. Si apre una nuova stagione dei corvi?
“La nuova stagione dei corvi è già iniziata e la cosa non mi stupisce. Basta guardare alle intimidazioni molto dettagliate al procuratore capo di Trapani, Marcello Viola.

Ingroia ha telefonato agli “arancioni” di De Magistris per dire “io ci sono”. Scende in politica?
E’ un abilissimo giocatore di scacchi. Ma in questo momento questo Paese ha bisogno di lui.

C’è chi lo considera matto.
“Vi assicuro che è sanissimo di mente, i pazzi sono altri”.

È un carrierista?
“Direi proprio di no”.

Dalla strage Borsellino a oggi, secondo te la Sicilia è cambiata?
“Temo che sia profondamente peggiorata. Non in termini di indagini e processi contro la mafia ma proprio antropologicamente, come sentire sociale. La questione morale in Italia non è all’ordine del giorno, malgrado tutto ciò che accade”.

Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza, Antonio Ingroia
Io so
164 pag. 12 euro
Ed. Chiarelettere

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