Disabili, il futuro dei centri socio-educativi si perde nelle maglie della burocrazia

di Redazione

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Disabili, il futuro dei centri socio-educativi si perde nelle maglie della burocrazia

| lunedì 03 Dicembre 2012 - 15:25

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PALERMO, 3 DICEMBRE – Chiusi i battenti di otto centri socio-educativi, circa centocinquanta disabili devono rinunciare alle attività. Uno stop che sa di beffa perché i fondi ci sono ma non possono essere spesi, bloccati da carteggi, interpretazione di norme, passaggi burocraticamente necessari.
Oggi, nella giornata internazionale per i diritti delle persone disabili, la “Rete dei centri socio-educativi”, che riunisce sotto questa sigla quattro associazioni e quattro cooperative, ha protestato a Palazzo delle Aquile dove sono stati ricevuti dal presidente del consiglio comunale, Salvatore Orlando.

Le strutture accolgono disabili adulti, tutti di età compresa fra i 18 e i 55 anni, ai quali sono destinate attività di vario genere, dai laboratori teatrali agli esercizi psicomotori.
La convenzione con il Comune di Palermo è scaduta il 31 ottobre, giorno in cui gli operatori hanno dovuto dire stop. Ma i nodi erano venuti al pettine prima, quando i centri, a luglio, hanno chiesto la proroga del contratto biennale. I fondi sono stati trovati fra i residui del piano di zona, lo strumento attraverso cui passa l’applicazione della legge che regola il sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Ma la finanziaria del 2010 obbliga a destinare questi fondi a progetti personalizzati per i minori ed una circolare della Regione ha dato attuazione a questa norma. Bloccando di fatto tante azioni previste dal piano finché non è chiara l’applicazione.

“I fondi possono essere utilizzati solo per i piani personalizzati destinati ai minori – spiega Fiorella Canfora, responsabile dell’associazione “Futuro semplice”- ma i disabili sotto tutela? Non vanno equiparati ai minori? I nostri centri sono dislocati in tutta la città, sono un punto di riferimento importantissimo per le famiglie. Chiuderli significa condannare i nostri figli, negare loro l’unico momento di socialità”.

“Quando ho incontrato i responsabili dei Centri – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Agnese Ciulla – ho dato subito la disponibilità dell’amministrazione a dare continuità alla loro attività. Capisco il disagio delle famiglie e degli operatori, da parte nostra c’è massimo impegno”.
Il Comune si è infatti rivolto alla Regione, la Regione ha – a sua volta – chiesto un parere al proprio ufficio legale e fra carte e norme da interpretare a pagare sono gli assistiti. La chiusura dei centri rischia infatti di prolungarsi, sebbene il parere che autorizza l’utilizzo dei fondi sia arrivato la scorsa settimana, fra altri dubbi da chiarire e documenti da spulciare.

Al Comune sono già al lavoro per chiedere la rimodulazione del piano. “Ma la situazione non è facile – spiega Ciulla – , abbiamo individuato fondi per 500 mila euro ma è necessario adesso seguire una procedura burocratica che ho già avviato. Già giovedì si riunirà il comitato dei sindaci, il 17 invece il “gruppo piano”. Ci sono dei passaggi necessari che si devono attuare”. E i tempi non si preannunciano brevi.

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