PALERMO, 1 DICEMBRE – A volte le malattie non hanno solo un nome. In alcuni casi hanno un nome e un cognome. Nel caso di Filippo Barbaro il virus si chiama Frank Zappa. E attenzione, non c’è alcun vaccino. E anche se ci fosse, Filippo risponderebbe: “No, grazie. A me piace vivere”.
Bancario per sbaglio, dj per professione, musicista mancato (ma c’è ancora tempo…), Filippo Barbaro oggi ha 56 anni e racconta la storia di una Palermo sintonizzata su frequenze ormai spente e di una passione che continua ad alimentarsi. Tutto inizia alla fine degli anni ’70 quando Filippo trasmetteva su Radio Elle. Era un “normale rocchettaro” che amava i Genesis e i Pink Floyd. Alla radio la libertà era assoluta non c’erano limitazioni e la pubblicità era pochissima. “Ero emissionista, regista, speaker e dj” racconta Filippo. “Portavo gli LP da casa mia, la scaletta era improvvisata, la spontaneità era la nostra unica linea”. Poi un suo collega, Giovanni Russo, gli fece scoprire Frank Zappa. E da allora non fu più lo stesso. All’inizio è stata solo una simpatia per il personaggio, il suo modo d’essere e il suo atteggiamento. “Non era lo stereotipo della rock star. Era uno stacanovista. Essendo nato a Partinico, la mentalità l’aveva ereditata da suo padre. Lavorava anche di domenica mattina”. E nonostante questo, con il suo carisma era in grado di tenere unita la band.
Filippo racconta di un periodo in cui ancora internet non aveva azzerato gli spazi o colmato le lacune. Per informarsi l’unica alternativa era un’edicola a piazza Castelnuovo che riceveva la stampa internazionale, tra cui il Melody Maker e il Rolling Stones quando ancora era in formato giornale e non rivista. Un periodo in cui potevi andare a un concerto e farti una chiacchierata con Gaber in camerino, perchè non c’erano guardie del corpo o particolari misure di sicurezza. “Non invidio quelli più giovani di me” confessa Filippo “perché quello che ho vissuto io è irripetibile”.
Tra l’80 e il ’97 Filippo lavora a Radio Studio Sicar 94, conducendo una trasmissione da mezzanotte alle due, spaziando dalla musica classica al blues, dal country alla musica contemporanea. In quel periodo fu il primo in Italia a mandare in onda la canzone di Giorgio Gaber Io se fossi Dio, su dritta della signora Alba, l’indimenticabile proprietaria dello storico negozio di musica Ellepi. Nell’81 organizza quattro pomeriggi musicali durante i quali associa immagini proiettate su un telone alla musica, molto prima della nascita dei video musicali.
Poi arriva internet ed è stato come “scoperchiare una botola” e scoprire sempre più cose, specie su Frank Zappa. Come quante versioni esistono della stessa canzone, registrate modificando la disposizione degli strumenti all’interno dello studio.
Filippo Barbaro con la famiglia Zappa a Partinico
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Ma cos’aveva lui più degli altri? “La sua genialità come compositore. Lo paragono a Mozart”.
Da quando è arrivato il digitale terrestre, per Filippo non esiste più la televisione. La sera sceglie tra i suoi LP, ne ha più di duemila, catalogati, ordinati, sistemati. E alcuni con autografo, gelosamente conservati. Ma i suoi idoli rimangono sempre e solo Zappa, Gaber e Vangelis. In quest’ordine.
Ecco la sua playlist:
Frank Zappa – Watermelon In Easter hay
Genesis – Dancing With the Moonlit Knight
The Who – The Rock
Steve Hackett – Spectral Mornings
Simple Minds – New Gold Dream (81 82 83 84)
Vangelis – Blade Runner
Giorgio Gaber – Io se fossi Dio
Van der Graaf Generator – Theme One
Santana – Aqua Marine
Renaissance – Can You Understand
Ma oggi perché dovrei ascoltare Zappa? “È il punto di partenza per chi si vuole avvicinare a suonare la chitarra. E poi ancora oggi è fonte di ispirazione per moltissimi musicisti, avendo lui composto ogni tipo di musica, pure rap”.
Gli rimproveri qualcosa? “No, mi ha sempre divertito”.
Si, questo si era capito.