PALERMO, 27 NOVEMBRE – Contava solo il risultato e questo era chiaro a tutti. E solo in questa ottica deve essere giudicato il Palermo di Coppa che, imbottito di seconde scelte – in alcuni casi addirittura di terze opzioni – non poteva certo fornire a Gasperini alcun tipo di indicazione in vista di San Siro.
Non è mancato l’impegno ma era palese la mancanza di intesa. Il prolungato possesso palla ha solo marcato una netta supremazia territoriale che avrebbe sortito anche effetti pratici se la consueta distrazione difensiva non avesse vanificato la terza rete stagionale di Giorgi ( prima in Coppa Italia). Il vantaggio è durato poco meno di un minuto, ci ha pensato Cocco ha sfruttare il regalo di una retroguardia assai incerta sia nel gioco d’insieme che nel rendimento individuale.
Ha pagato pegno più degli altri Milanovic sostituito già nell’intervallo dopo una serie d’errori persino in fase di disimpegno.
Non ha fatto meglio Labrin, inesistente da esterno sinistro, più a suo agio sull’out di destra. Nessuno sprazzo da parte di Budan, la volontà di Zahavi e qualche suo sprazzo negli ultimi 30 metri ha solo creato qualche momento d’ansia alla difesa veronese il cui compito principale era rendere densa al massimo la zona centrale per evitare le percussioni del Palermo. Prolungare la partita era l’input di Mandorlini, attendere e sfruttare l’eventuale errore avversario, giocarsi tutto nei supplementari e sperare nei rigori.
E nonostante l’uomo in meno per l’espulsione di Cacciatore – stupida linguaccia all’arbitro dopo un “giallo” – il tentativo è riuscito anche prima del previsto. L’errore è arrivato e si è materializzato nella sua forma più beffarda: l’autorete di Labrin ha consegnato gli ottavi ai veronesi, un premio francamente eccessivo.
Perdere non fa mai piacere ma Gasperini può consolarsi così: turni infrasettimanali inutili – perché con questa squadra non si può fare molta strada in un’altra competizione – non ne avrà più sino al prossimo anno. Pensiamo al campionato e amen.