Caro presidente, la nostra idea sarebbe quella di darle una mano. Un pensiero che molti oggi nutrono, aldilà delle convinzioni personali, quasi come un dovere civico. Ciò non significa aspirare a diventare la sua Pravda, anzi il contrario. Siamo al suo fianco perché lei è l’amministratore delegato dell’azienda Sicilia. E il nostro compito, da piccoli azionisti, è raccontarle quel poco che dal suo osservatorio privilegiato potrà non vedere.
Fare le pulci alla sua azienda è la nostra promessa e, se ci consente, la migliore garanzia per lei e per i cittadini che come noi aspirano ad uscire da questa spirale di recessione e di tristezza.
Ci piace la sua consapevolezza e il doveroso richiamo al rigore che è base su cui fondare la futura azione di governo. Un allenatore di certa fama spiegava anni fa che non è difficile portare una squadra dal decimo al secondo posto bensì dal secondo a vincere lo scudetto. Siamo convinti che interrompere lo spreco sistematico di qualche decina di milioni di euro non rappresenterà impresa ostica. Ma il suo scudetto sarà confrontarsi con l’illogica prassi di spendere senza costrutto, con le radicate cattive abitudini di una burocrazia spesso frenante, con l’istinto di una politica accomodante nel concedere.
Tutte cose che conosce, ne siamo certi. Ci vorrà tutta la sua perseveranza, qualità che non le fa difetto. E il tempo necessario per convincere i suoi compagni d’avventura che la rivoluzione – a cui spesso fa riferimento – si compie giorno dopo giorno, passo dopo passo. L’abbiamo ascoltata con attenzione nelle prime interviste dopo la vittoria, si è giocato alla grande, specie sui media nazionali, il carico di simpatia che la circonda. Ma in quel contesto oggi contano più gli aspetti del “colore”, basta considerare che tutti hanno puntato sulla sua identità di genere (che per noi non costituisce notizia) e nessuno dicasi nessuno ha sottolineato che lei è il primo presidente di sinistra eletto direttamente dal popolo.
In Sicilia ancora la guardano con quello scetticismo tipico della nostra razza quando ritiene che la missione da compiere sia ai limiti dell’impossibile, si fidi di chi frequenta strada e palazzi. Li stupisca, presidente, provi ad osare subito, convinca i più scettici che se non lo scudetto è lecito sognare la zona Champions.
Non si soffermi solo sugli sprechi, punti sulla qualità della spesa, sul sostegno alle principali potenzialità siciliane. Turismo e agricoltura sono in ginocchio, i beni culturali mancano di una politica di settore, faccia uscire la sanità dai troppi equivoci che hanno generato fazioni così agguerrite e divise che anche ad un osservatore professionale è difficile comprendere dove sta il bene e dove il male. E l’elenco, come comprenderà, potrebbe comprendere ogni ramo dell’Amministrazione. Dia un senso, presidente, alla parola programmazione in modo che ogni euro speso abbia un reale ritorno per la collettività. Sia ciò che nessuno prima di lei, magari non per scelta, non è riuscito ad essere. Perché questo è il tempo dell’ora o mai più.
In attesa di un suo riscontro, voglia intanto gradire un saluto carico di speranza.