PALERMO – Sogno cose che non sono state mai. È una celebre frase di Robert Kennedy citata dal rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, a conclusione del suo intervento, pochi mesi fa, in occasione dell’inaugurazione della restaurata Sala delle Capriate. Ma che cosa sogna il rettore Lagalla, a quattro anni dal suo insediamento?
“Sogno il compimento di un processo avviato in questi anni e che la crisi del sistema Paese in questo momento impone, sogno una maggiore capacità di risposte ai nostri ragazzi, sogno una valorizzazione compiuta di questa terra che merita un futuro migliore del presente”.
Settantamila studenti, quasi una città, per un ateneo che nella classifica di pochi mesi fa del Sole 24 ore è al 52° posto su 58 università statali.
“Le classifiche sono tante, ad esempio siamo al 5° posto, fra i mega atenei, nella distribuzione dei progetti di rilevante interesse nazionale per la ricerca scientifica. Gli atenei del Mezzogiorno scontano tutti la difficoltà del contesto socioeconomico, pesano i tempi di occupazione dei laureati e il numero dei fuori corso. Purtroppo al Sud, l’Università è spesso un’area di parcheggio, stiamo lavorando attraverso i corsi di recupero per combattere questo malvezzo e per aiutare gli studenti a inserirsi nel mondo del lavoro. Un’università che era abituata a chiudere sempre le graduatorie nazionali, oggi vede qualcuno sotto di lei”.
In controtendenza rispetto alla graduatoria del quotidiano economico, dal 2010 ad oggi la premialità assegnata dal Ministero all’Università di Palermo (sulla base di indicatori che si rifanno alla didattica e alla ricerca) è cresciuta quasi del 2,5 per cento.
Il nodo centrale restano però i fondi, sebbene la premialità aumenti e con essa sia cresciuto nell’ultimo anno il totale dei finanziamenti ministeriali, a fronte però di tagli massicci negli anni precedenti.
“Ho ereditato una situazione molto critica, quando mi sono insediato non esistevano più fondi di riserva. Nel contempo sono intervenuti tagli cospicui. Il nostro motto è diventato fare di più e fare meglio con meno. Si deve procedere ad una selezione ragionata degli interventi e delle priorità”.
Fra queste priorità rientra sicuramente il miglioramento dei sistemi informativi per cui l’Università di Palermo ha appena ottenuto dal Governo un finanziamento di un milione e 700 mila euro.
“In questi anni abbiamo tagliato i dipartimenti, passando da 81 a 32, i corsi di laurea sono stati ridotti del 25 per cento senza perdere studenti. Tutto questo è figlio della crisi e dei tagli”.
Ma proprio perché consapevole delle difficoltà a cui sarebbe andato incontro, Lagalla, al momento della sua elezione, ha chiesto il mandato unico, prima che la legge Gelmini del 2010 lo introducesse per tutti . “Credo di essere stato l’unico rettore in Italia a farlo, per non sottostare ai ricatti legati alla rielezione”.
“Choosy”come dice il ministro Fornero o una generazione che deve fare i conti con la crisi?
“Non credo che il Ministro Fornero volesse essere offensiva nei confronti dei giovani. Credo comunque che questi giovani vivano un disagio reale: la scuola fornisce un’offerta formativa meno competitiva, affrontano con più difficoltà il modello universitario del tre più due, non adeguatamente operativo e meno efficace rispetto alle lauree a ciclo unico, hanno ovvie difficoltà ad introdursi nel mondo del lavoro. Cito un dato: le facoltà di Giurisprudenza, in tutta Italia -e Palermo non fa eccezione- hanno avuto un decremento di iscrizioni. Oggi il venir meno del posto fisso porta i giovani ad indirizzarsi verso orientamenti diversi”.
Dunque, una generazione di studenti consapevoli. “Le lauree tradizionali come Medicina, Economia e Ingegneria, Farmacia, Architettura hanno un numero pressoché stabile di iscritti. Sono aumentati invece i giovani che scelgono indirizzi come Psicologia e Scienze della Comunicazione, un grande incremento si è avuto ad Agraria. Enorme la richiesta per le professioni sanitarie, circa quattromila domande a fronte di 400 posti. In questo momento abbiamo corsi di laurea in cui c’è ancora disponibilità di posti e studenti in eccesso in altri. È un fenomeno che si verifica da qualche tempo ma quest’anno è più rilevante, ecco perché abbiamo predisposto un bando per l’assegnazione di questi posti, 1800 oggi ma che potrebbero aumentare, in modo da dare a tutti le stesse opportunità”.
Per chi non supera i test d’ingresso l’università palermitana sta varando anche un’altra iniziativa, operativa dal prossimo anno accademico. “Per gli studenti che non saranno ammessi avvieremo i cosiddetti corsi zero, dedicati a materie fondamentali. L’anno successivo, gli studenti che supereranno le prove di ammissione potranno avere convalidati gli esami sostenuti durante quel primo anno”.
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