Sindaci del Pd in rivolta contro il decreto Sicurezza messo a punto dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. “Non arretro, ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza”, ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dopo la sua decisione di “boicottare” le disposizioni sui migranti del dl sicurezza.
A condividere la posizione di Orlando, anche i sindaci di Napoli, Firenze e Parma. “Ne risponderanno legalmente”, ha affermato Matteo Salvini.
Sicurezza, Orlando: “Non arretro”. Salvini: “Ne risponderanno legalmente”
“Il decreto – afferma Leoluca Orlando – manifesta il suo volto disumano e criminogeno perché rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno ad essere dall’oggi al domani senza diritti. Tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali”. E ancora: “Il governo oggi finalmente getta la maschera con il decreto 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno. Per queste ragioni ho disposto formalmente agli uffici di sospendere la sua applicazione perché non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale”.
“È disumano – ha spiegato Orlando in una conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile – perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18/mo anno non potranno stare più sul territorio nazionale”.
Boicottaggio dl Sicurezza, Salvini replica: “Non vi mando l’esercito”
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo il tweet contro Orlando, è intervenuto sull’argomento con una diretta Facebook. “Orlando vuoi disobbedire? – ha detto – Disobbedisci, non vi mando l’esercito“. E ancora: “Mi spiace per i tuoi concittadini che da stamattina mi stanno intasando la casella mail dicendo ‘con tutti i problemi che abbiamo a Palermo piuttosto che a Napoli abbiamo dei sindaci che si occupano dell’immigrazione clandestina”.
“Sarò il prima possibile a Palermo – ha aggiunto il vicepremier -, dove ci sono tre ville sequestrate ai mafiosi che verranno restituite ai cittadini. Vigilerò che in queste ville il prode sindaco di Palermo non ci piazzi degli immigrati senza diritti o senza averne titolo. Andrò a Palermo per essere sicuro che il sindaco non ci piazzi dei migranti. È finita la pacchia. E se qualche sindaco rimpiange quei bei tempi andati se ne faccia una ragione, ha trovato il governo sbagliato e ha trovato il ministro sbagliato”.
Ancora più duro l’intervento del ministro dell’Interno ai microfoni di Radio 1 Rai: “Non farò mai azioni di forza, saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci”. Ma questi ultimi “ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato”.
Boicottaggio dl Sicurezza, la rivolta dei sindaci del Pd
Oltre ad Orlando, anche altri sindaci scendono in campo contro il decreto Sicurezza.
“Da quando amministriamo Napoli – ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – abbiamo sempre e solo interpretato le leggi ordinarie in maniera costituzionalmente orientata. Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata e là dove c’è un dubbio giuridico, un’interpretazione distorta o una volontà politica nazionale che tende invece a violare le leggi costituzionali o a discriminare in base a un motivo di tipo razziale, noi non possiamo che andare in direzione completamente opposta rispetto a questo diktat proveniente da Roma”. Il sindaco di Napoli ha precisato che la sia amministrazione ha adottato già da tempo questo atteggiamento. “Già anni fa – ha spiegato De Magistris – quando con una legge ordinaria ci volevano far chiudere le scuole e non assumere le maestre, nella vicenda del piccolo Ruben, figlio di due donne, a cui non volevano concedere la registrazione all’anagrafe e in relazione agli esiti del referendum sull’acqua pubblica”.
Stessa posizione per il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Firenze non si piegherà al ricatto contenuto” nel decreto sicurezza “che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione – ha detto Nardella – . Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”.
E ancora: “Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”. “Siamo già a lavoro – ha concluso il sindaco Nardella – e abbiamo deciso di aprire un tavolo con tutto il mondo del terzo settore, del volontariato, del privato sociale, che già rappresenta un protagonista fondamentale in tutto quello che è il processo di governo dei flussi dei migranti”.
Si schiera dalla stessa pare Federico Pizzarotti, sindaco di Parma. “Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari. Dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge”, ha spiegatoPizzarotti. “I funzionari applicano le leggi e oggi le leggi prevedono questo: non si capisce qual è l’atto amministrativo con cui si possa sospendere una legge dello Stato. Bisogna capire qual è il percorso. Detto questo, quello che pone Orlando è sicuramente un tema che va affrontato, anche come Anci, perché il problema determinato dal decreto sicurezza ricade su tutti”.