Raggiunta una data importante per la Manovra italiana, oggi è attesa a Bruxelles la lettera di risposta alle richieste di modifiche della Commissione europea. Per le 20 di stasera è stato convocato un Consiglio dei ministri, al quale, probabilmente, precederà un vertice tra il premier Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il titolare del Tesoro.
Manovra, è il giorno della lettera all’Ue
L’esecutivo italiano però è stato chiaro fin da subito. come hanno ribadito Di Maio e Salvini: la Manovra non si tocca e i “fondamentali” restano immutati. Le principali istituzioni in audizione in Parlamento, però, hanno additato le stime di crescita, ritenute troppo “ottimistiche”.
Al centro dei riflettori c’è la Legge Fornero sulle pensioni. Secondo l’Ufficio parlamentare del bilancio e Confindustria, infatti, la riforma no porterebbe i risultati sperati. Pressioni anche dai vescovi, che invitano a salvaguardare i risparmi delle famiglie e la vita delle imprese.
Con le pensioni anticipate di circa 4 anni, il rischio è quello di perdere circa un terzo del valore dell’assegno. Il sottosegretario al lavoro leghista, Claudio Durigon, però, è pronto a difendere l’operazione assicurando che non ci saranno tagli: “chi uscirà con quota 100 – assicura – avrà una rata pensionistica basata sugli effettivi anni di contributi e non anche sugli anni non lavorati”. Il rischio rimane e questo potrebbe portare molte persone a rinunciare alla quota 100. Prospettiva paradossalmente auspicabile secondo il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro, per far quadrare i conti.
Secondo le stime, la platea potenziale per il 2019 sarebbe di “437.000 contribuenti attivi e quindi se uscissero tutti si registrerebbe un “aumento di spesa lorda per 13 miliardi”, cioè il doppio di quanto quantificato dal governo. A parere di Vincenzo Boccia, presidente degli imprenditori, è incerto anche il turn over con conseguente aumento dell’occupazione giovanile.
Perplessità anche sul reddito di cittadinanza, le cui difficoltà di applicazione spaventano anche il pentastellato Stefano Buffagni, che dice: “Una misura fondamentale ma deve essere equilibrata”.
Upb, Istat, Corte dei Conti e Abi mettono in guardia gli alleati giallo-verdi dal rischio di dover rifare i conti a breve. “Un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica in modo marginale per il 2018 – dice l’Istituto nazionale di statistica – ma in misura più tangibile per gli anni successivi”.
Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha riconosciuto che il quadro economico non è quello prospettato, pertanto – secondo quanto viene riferito da esponenti di maggioranza – sarebbe stato tentato dal rivedere i dati del Pil, seppur ostacolato dalla Lega e dal M5S.