Ci sono 20 persone, la società Autostrade e Spea Engineering tra gli iscritti al registro degli indagati per il crollo del ponte Morandi. La Procura ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Le due società indagate rispondono di omicidio colposo plurimo aggravato dal mancato rispetto della normativa anti infortunistica.
“Non faremo sconti a un concessionario dopo una simile tragedia. Non posso dire oggi che si va verso la nazionalizzazione. A noi interessa tutelare a pieno il patrimonio dello Stato e avere massime garanzie di tutela dell’incolumità dei cittadini – ha detto il premier Conte – Se questo avverrà attraverso la nazionalizzazione o una nuova gara con condizioni contrattuali diverse lo vedremo”.
Ponte Morandi, le indagini sul crollo: 20 indagati
Dal canto suo il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha chiesto ‘tempi brevi per l’attuazione del decreto Genova‘: “Ho sentito autorevoli esponenti di governo parlare di giorni e non di settimane, mi auguro che sia così”. Intanto emergono nuovi retroscena sulle ore precedenti al crollo.
È infatti emerso come i tecnici di Autostrade avessero già parlato della “criticità” della struttura, in particolare della “preoccupazione per la tenuta degli stralli”, pochi giorni prima della tragedia: “È quanto emerge da alcune conversazioni salvate nei cellulari sequestrati dalla Procura. I messaggi risalgono a prima del 14 agosto, giorno della tragedia, e sono parte di conversazioni tra ingegneri che i pm stanno cercando di contestualizzare per capire se si riferiscono ai tiranti poi coinvolti nel crollo e, dunque, se Autostrade fosse consapevole dell’effettiva situazione di rischio del ponte. Il cedimento di un tirante è considerata in particolare, anche grazie ad alcune testimonianze, la causa più probabile del crollo del ponte”.