Il caso Diciotti apre e chiude due vicende che lasciano spazio non solo alle polemiche della politica italiana ma a riflessioni e considerazioni a livello europeo. Negli stessi minuti in cui il governo italiano ha raggiunto una soluzione per lo sbarco dei migranti presenti ancora nella nave della Guardia Costiera ormeggiata a Catania, la Procura di Agrigento, che indaga sul caso della nave Diciotti, “al termine dell’attività istruttoria compiuta a Roma”, ha deciso di iscrivere sul registro degli indagati Matteo Salvini e un capo di gabinetto. La Procura si affretta a trasmettere gli atti “alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri del capoluogo”.
Un fatto di tempismo che lascia l’amaro in bocca al ministro ma che non lo scalfisce e lui, intervenuto alla festa leghista di Pinzolo, con l’intento di comunicare la notizia che tanti attendono, ovvero la soluzione del caso Diciotti, si vede costretto a difendersi. “Indagano un ministro che difende i confini del Paese”, dice subito. “È una vergogna” ma “non ci fermeranno”. E poi continua: “Cosa porti a casa? Che ti indagano. Aspetto con il sorriso il procuratore di Agrigento, voglio spiegargli le mie ragioni. Aspetto un procuratore che indaghi i trafficanti e chi favoreggia l’immigrazione clandestina. Gli ricordo che gli scafisti comprano armi e droga che poi viene spacciata magari fuori dalle scuole dei nostri figli”. Salvini quindi invita le ” migliaia di giudici per bene e i magistrati che fanno il loro dovere” a “buttare fuori le correnti dalle aule. E se qualcuno vuole fare politica per il Pd si candidi”.
I reati contestati a Salvini
I reati contestati dalla Procura a Salvini e al capo di gabinetto del ministero sono sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, si era presentato sabato a Roma per ascoltare due funzionari del Viminale come persone informate sui fatti: la loro audizione era durata oltre tre ore. Al termine dell’interrogatorio il magistrato ha lasciato la Procura romana senza rilasciare dichiarazioni, ma alcune ore dopo è arrivata la notizia dell’iscrizione del ministro e del funzionario sul registro degli indagati.
L’aiuto di Albania, Irlanda e Cei
Nella notte i 137 migranti a bordo di nave Diciotti sono scesi tutti: destinazione Albania, Irlanda e Cei. L’Europa non ha risposto presente all’appello italiano e così si fanno carico dei migranti l’Albania e la Chiesa. Dopo l’identificazione, il trasferimento nell’hot-spot di Messina in attesa della distribuzione tra Chiesa Italiana, un centinaio, Albania e Irlanda, una ventina ciascuno.
Venti migranti in Albania
Il ministro dell’Interno ha quindi confermato che, come annunciato dal collega Moavero, 20 dei migranti andranno “in Albania, il governo albanese si è dimostrato migliore di quello francese. E io dico grazie agli albanesi e vergogna ai francesi”. La restante parte dei profughi “andrà in uno-due altri Paesi, ma la maggioranza, e ci ho lavorato personalmente mentre gli altri insultavano, sarà ospitata a cura dei vescovi della Chiesa italiana”.
La Cei ospiterà un centinaio di migranti
Una soluzione confermata dalla Cei, che ha fatto sapere che la Chiesa italiana “garantirà l’accoglienza ad un centinaio di migranti della nave Diciotti. L’accordo con il Viminale è stato raggiunto per porre fine alle sofferenze di queste persone in mare da giorni”. L’Irlanda, invece, attraverso un tweet del suo ministro degli Esteri, ha fatto sapere che “accetterà 20-25 migranti della Diciotti. La solidarietà europea è importante e questa è la cosa giusta da fare”.
I primi a scendere sono stati 12 giovanissimi, presi in consegna da personale della Croce Rossa. Prima dell’annuncio di Salvini, l’ufficio di Sanità marittima di Catania aveva ordinato lo sbarco immediato di 11 donne e sei uomini, di cui due con sospetta tubercolosi. Delle undici eritree, quattro avevano però scelto di rimanere sull’imbarcazione con i propri familiari.
Matteo Salvini però avverte: “La prossima nave può fare marcia indietro e tornare”.