La nave Aquarius con a bordo 141 migranti attende da giorni l’indicazione di un porto sicuro in cui attraccare in Europa. Dopo l’appello lanciato ieri dai soccorritori, arrivano via Twitter le risposte del ministro Toninelli, che chiama in causa il Governo inglese, e del vicepremier Salvini, che ancora una volta chiude i porti italiani.
Aquarius con 141 migranti, Salvini: “Vada ovunque ma non qui”
“L’Ong Aquarius è stata coordinata dalla Guardia Costiera libica in area di loro responsabilità. La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera Gibilterra. A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi”, ha scritto su Twitter il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Danilo Toninelli.
Pronta anche la replica del ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Nave ong Aquarius con altri 141 immigrati a bordo: proprietà tedesca, noleggiata da Ong francese, equipaggio straniero, in acque maltesi, battente bandiera di Gibilterra. Può andare dove vuole, non in Italia! Stop trafficanti di esseri umani e complici, #portichiusi e #cuoriaperti”, ha postato su Twitter.
Aquarius isolata per i porti chiusi: le navi non soccorrono i migranti
La nave “Aquarius” di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere (Msf), dopo aver soccorso nel Mediterraneo 141 migranti, chiede ai governi europei “di assegnare un luogo sicuro di sbarco più vicino possibile in conformità con il diritto internazionale marittimo in modo che le persone salvate in mare possano essere sbarcate e l’Aquarius possa continuare a fornire la necessaria assistenza umanitaria”. In una nota si legge che l’equipaggio della nave “ha informato delle operazioni svolte tutte le autorità competenti tra cui i Centri nazionali di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Italia, Malta e Tunisia oltre al Centro di coordinamento congiunto di soccorso (Jrc) libico, il quale ha informato l’Aquarius che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di richiederlo a un altro Centro di coordinamento”.
La nave Aquarius adesso si sta dirigendo verso Nord, intanto Sos Mediterranee e Medici senza frontiere “chiedono nuovamente a tutti i governi europei e alle loro autorità competenti per il soccorso marittimo di riconoscere la gravità della crisi umanitaria nel Mediterraneo e garantire un rapido accesso al luogo di sbarco sicuro più vicino e di facilitare, piuttosto che impedire, l’assistenza umanitaria salvavita nel Mediterraneo centrale”.
Si sono susseguiti diversi soccorsi che hanno portato al raggiungimento degli oltre 140 migranti a bordo della nave Aquarius, dalla mattina di venerdì 10 agosto. “L’Aquarius ha salvato 25 persone trovate alla deriva su una piccola barca di legno senza motore a bordo – si legge in un comunicato -. Si ritiene che siano rimaste in mare per quasi 35 ore. Più tardi, nel corso della stessa giornata, l’Aquarius ha avvistato una seconda barca di legno sovraffollata con 116 persone a bordo, compresi 67 minori non accompagnati. Più del 70% delle persone salvate proviene dalla Somalia e dall’Eritrea. Le condizioni di salute delle persone soccorse sono stabili al momento, ma molti sono estremamente deboli e denutriti. Molti riferiscono di essere stati detenuti in condizioni disumane in Libia”.
“In questo momento stiamo seguendo le istruzioni del Coordinamento Congiunto di Soccorso libico e contatteremo gli altri Centri di Coordinamento per un posto sicuro dove sbarcare le persone soccorse che abbiamo a bordo”, ha dichiarato Nick Romaniuk, coordinatore per la ricerca e il soccorso di Sos Mediterranee “Ciò che è di massima importanza – ha precisato – è che i sopravvissuti siano portati senza ritardi in un luogo sicuro dove si possa rispondere ai loro bisogni di base e dove possano essere protetti dagli abusi”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo di Aquarius, dicendo che “i governi europei hanno fatto tutto il possibile per sostenere il Centro di Coordinamento dei Soccorsi libico Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico, tuttavia gli eventi di venerdì mostrano che non hanno assolutamente la capacità di coordinare un salvataggio“.
Sembra che i rimpalli per l’indicazione di un porto sicuro abbiano generato una sorta di “timore” a soccorrere migranti in mare. Le persone soccorse, infatti, hanno raccontato che almeno 5 navi sono transitate vicino alle loro barche ma che nessuna si è fermata ad aiutarli. “Le persone salvate a bordo – ha riferito Vimard – hanno dichiarato ai nostri team di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza, prima di essere soccorse dall’Aquarius. Sembra che sia a rischio il principio stesso di fornire assistenza alle persone in pericolo in mare. Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell‘alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco. Le politiche che mirano a impedire a tutti i costi alle persone di raggiungere l’Europa si traducono in maggiori sofferenze e anche in viaggi piu’ rischiosi per persone che sono già molto vulnerabili “.
Inoltre, ha continuato Vimard, il Centro di coordinamento libico “non ha informato l’Aquarius delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo”. “Aquarius”, quindi, come ricordano le due ong, “è ora una delle uniche due navi di ricerca e soccorso umanitarie rimaste nel Mediterraneo Centrale. La criminalizzazione e il blocco nei confronti delle organizzazioni umanitarie riflettono il problema più grande di un sistema di asilo europeo a pezzi e il fallimento degli stati membri dell’Ue nel ricollocare i richiedenti asilo che arrivano in Europa”.