Il presidente francese Emmanuel Macron rompe il silenzio sul caso Alexandre Benalla. L’inquilino dell’Eliseo svela una verità che nessuno aveva avuto il coraggio di chiedere e davanti ai deputati della sua maggioranza riuniti alla alla Maison de l’Amérique Latine afferma: “Alexandre Benalla non è il mio amante e non ha i codici nucleari“. Il caso, però, potrebbe costare a Macron una mozione di censura o di sfiducia.
Caso Benalla, Macron: “Nessun privilegio”
I Republicains mettono alla prova il premier francese. Dopo l’episodio di violenza che ha visto protagonista il bodyguard e collaboratore del presidente, (Benalla avrebbe infatti pestato due manifestanti), Macron si è espresso sulla vicenda parlando ai parlamentari della maggioranza. “Ciò che è accaduto il primo maggio – ha detto – è stato un tradimento. Nessuno accanto a me o nel mio gabinetto è mai stato protetto o sottratto alle regole e alle leggi della Repubblica”.
Poi la rivelazione: “Se cercano un responsabile – ha affermato Macron -, l’unico e solo responsabile sono io. Sono io che ho dato fiducia a Alexandre Benalla. Sono io che ho confermato la sanzione. Questa non è la Repubblica dei capri espiatori, la Repubblica dell’odio. Non si può essere capi solo nella buona sorte. Se vogliono un responsabile, è davanti a voi. Che vengano a cercarmi. Io rispondo al popolo francese, al popolo sovrano”. Secondo il capogruppo repubblicano all’Assemblea nazionale Christian Jacob, però, “l’esecutivo ha fallito“.
Se da un lato fa onore al presidente Macron assumersi tutte le responsabilità, dall’altro fa riflettere il fatto che la “sanzione” per Benalla si sia limitata a due settimane di sospensione e che, prima di queste parole, ogni membro dell’Assemblea nazionale e del Senato aveva cercato di scaricare su altri la colpa dei privilegi attribuiti al collaboratore.
Macron sfida gli oppositori: “Mi vengano a cercare”
Il presidente francese non ha paura di uscire allo scoperto e sfida gli oppositori, i quali non perdono tempo a prendere la balla al balzo. “D’accordo, signor Presidente — dice Alexis Corbière, deputato della France Insoumise —. Allora venga a rispondere alla commissione d’inchiesta, ma potremmo anche venire noi da lei . Altrimenti, a che serve questa provocazione?”.
La strada verso la mozione non sembra facile, ma l’idea di potersi unire contro Macron alletta tanti partiti diversi tra loro. Il leader del gruppo di sinistra La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, infatti, si schiera al fianco della destra, a favore della sfiducia: “La voteremo. La mozione di censura fummo noi a proporla per primi”, dice.
C’è ancora chi difende e sostiene il presidente francese. Il capo del governo, Édouarde Phillipe, non tarda a reagire invitando i deputati della maggioranza a “dimostrare di avere senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni”. E sul caso Benalla dice:”è una deriva individuale e non un affare di stato. Si tratta di una crisi mediatica, parlamentare e politica che ha un costo in termini di immagine per tutti noi”.