Tra gli obiettivi del governo giallo-verde, c’è quello di realizzare nuovi centri di rimpatrio. Lo afferma, oggi, il neoministro dell’Interno. “Affinché la gente non vada a spasso per le città”, puntualizza Matteo Salvini rivolto ai cronisti e precisa: “la gente non vuole avere dei punti dove uno esce alle 8 della mattina, rientra alle 10 la sera e durante il giorno non si sa cosa fa e fa casino”. Per l’opposizione dei governi regionali, Salvini è sicuro: “I governatori leghisti non vedono l’ora di avere i centri chiusi”.
Le obiezioni dei cronisti, Salvini: “Serve più tempo per i problemi anagrafici”
Qualche cronista chiede si tratterà di prigioni a cielo aperto. Salvini risponde: “Sono dei Centri per i rimpatri e se qualcuno è trovato in possesso di documenti falsi o senza documenti, prima di espellerlo dobbiamo capire chi è e da dove viene”. Qualcun altro, poi, gli chiede se il governo intende riportare a 18 mesi il tempo di permanenza nei Centri. Il neo-ministro dell’Interno aggiunge che 2 o 3 mesi (com’è attualmente) non sarebbero sufficienti. “Serve più tempo per risolvere i problemi anagrafici”.
Un CPR per regione: l’obiettivo dei gialloverdi
Secondo Salvini, sarebbe obiettivo gialloverde avere un CPR (Centro di permanenza sul rimpatrio) in ogni regione. Per adesso, ce ne sono 5 nel territorio italiano. A Torino, a Roma, a Bari e Brinidisi e a Caltanissetta. Le altre strutture, seppure individuate, non sono mai state avviate. L’avvocato Nazzarena Zorzella dell’Asgi sostiene, poi, che Salvini commetta qualche errore di stima. I CPR, infatti, sono già luoghi chiusi e se il ministro intende chiudere le strutture di accoglienza per i richiedenti asilo, questo sarebbe fortemente contrario alle norme comunitarie.