Lo chiamano già il ‘covo di Guzzardo‘. Ѐ il casolare mezzo diroccato dove Giovanni Guzzardo, scomparso nel nulla lo scorso 7 febbraio, si sarebbe rintanato per mesi. Si trova nelle campagne di Montemaggiore Belsito, una località della provincia di Palermo non troppo lontana da Termini Imerese, da dove cioè il gestore del bar di Capaci è riapparso dalle ombre.
Scatolette di tonno, acqua, biscotti e un fucile. Ѐ questo l’arsenale di Guzzardo, scoperto dagli investigatori nel (già) famigerato covo di Montemaggiore. L’arma, posta immediatamente sotto sequestro, subirà a breve l’esame del Ris.
Il ‘covo di Guzzardo’: un’ulteriore svolta dopo mesi di misteri
Che Guzzardo disponesse di un fucile da caccia non è nuovo agli inquirenti. Anzi. Pare che le ricerche, da quel misterioso 7 febbraio in cui Guzzardo e Alario sono stati inghiottiti dalle campagne dell’entroterra siculo, si siano concentrate proprio sull’arma rinvenuta a Montemaggiore. Si aggiunge dunque un tassello all’enigma che impegna i Carabinieri di Palermo e Monreale. E, intanto, il giallo di Capaci, dopo la svolta di lunedì, fa discutere media e profili social.
Giovanni e Santo, infatti, sono spariti insieme. Partiti da Capaci, diretti a Ventimiglia, poi avvolti dal buio. Eppure, 5 giorni fa, uno dei due riappare senza il compagno. Immediati l’arresto e l’accusa: Guzzardo sarebbe l’assassino di Alario.
Scena muta davanti agli inquirenti: il ruolo di Guzzardo
5 lunghi giorni di detenzione. Neppure una lacrima, un accenno di disperazione, una parola sulla scomparsa dell’amico Santo. Giovanni Guzzardo fa scena muta dal giorno in cui è stato stanato, nel casolare di Montemaggiore. Ai magistrati di Termini Imerese, che ripetono di avere determinanti indizi di colpevolezza, il 46enne si rifiuta di rispondere. Tace, come ha taciuto la sua famiglia in questi 3 mesi di misteri. All’accusa di omicidio, si aggiunge dunque quella di occultamento di cadavere.
Palermo, Monreale e Termini sono intenti a dirimere la matassa. E per risolvere il rebus, è fondamentale rilevare le tracce di DNA dal fucile di Guzzardo. Il laboratorio, infatti, è impegnato – in queste ore frenetiche – a stabilire se l’arma ritrovata nel covo di Montemaggiore sia stata usata o meno per uccidere il 42enne di Villabate. I carabinieri dell’unità cinofila, intanto, perlustrano tenacemente le campagne montemaggioresi. Cercano, instancabili, il corpo di Santo. Sono certi: la risposta proviene da quelle campagne, ‘quei posti sperduti‘ che la madre di Alario rievoca in lacrime, chiedendosi dove si trovi il figlio.