Qualcuno, ieri pomeriggio, suggeriva che il nuovo governo fosse pronto a insediarsi a Palazzo Chigi. Il colloquio a porte chiuse tra Di Maio e la Casellati lasciava presagire, attraverso presunte indiscrezioni, il raggiunto accordo tra centrodestra e M5S. E il leader pentastellato, uscito dalla sala degli specchi di Palazzo Giustiniani, parlava già di appoggio indiretto di FI.
Eppure, la concordia (appesa a un filo) tra azzurri e grillini non ha retto alla notte. E la Casellati si è presentata a mani vuote al cospetto di Mattarella. Di certi inflazionati spunti di riflessione non ci sarebbe neppure l’ombra. E dal Molise, le parole dell’ex Cavaliere demoliscono un mese di trattative.
Berlusconi tuona dal Molise: “I 5 stelle? Gente che non ha mai fatto niente nella vita”
Secondo giorno di consultazioni. La speranza di mandare il colpo a segno è più viva che mai, almeno per i leghisti. Il centrodestra lascia la presidente del Senato e Salvini parla, al centro del trio che dovrebbe guidare la coalizione. Il volto di Berlusconi, alla sua sinistra, è più eloquente che mai. Costretto al silenzio dal capo del Carroccio e dall’altra sua bionda alleata, l’ex Cavaliere smania. Ma, cosciente del suo ruolo, tace. E si limita ad annuire pesantemente. Sa perfettamente di non potersi più permettere le scenette delle passate consultazioni al Colle. Il momento è storico. Salvini costruisce e Berlusconi non può distruggere. Non può più afferrare i microfoni e tuonare contro la non–democraticità dei pentastellati. Questa volta, niente solenni moniti agli italiani dal garante del centrodestra. In gioco, c’è veramente Palazzo Chigi.
Poi passa la notte. E lo scenario cambia improvvisamente. Colpi di scena da Hitchcock giungono dal Molise: Berlusconi invita persino il Pd a sedersi al tavolo dei vincitori. E il giro di boa non si ferma. “Sono un pericolo per l’Italia” è solo l’apostrofe più tenera che l’ex Cavaliere ha riservato ai 5 stelle nella giornata di oggi. Siamo a Casacalenda, provincia di Campobasso, seconda tappa del giro di oggi. Berlusconi è nervoso. Il primo contraccolpo gli è appena arrivato da Palermo, dove la Procura ha condannato una sua vecchia (e intima) conoscenza: 12 anni di carcere per Marcello Dell’Utri, fondatore di FI. E su questo terreno si gioca l’ennesimo scontro con i grillini.”I 5 stelle?” Domanda provocatoriamente Berlusconi. E non tarda a rispondere: “Gente che non ha mai fatto niente nella vita”. I toni, però, sono ancora troppo bassi. Così l’ex Cavaliere affonda: “A Mediaset, li prenderei per pulire i cessi”. Così le parole demoliscono le trattative, si diceva.
Le reazioni del M5S, Morra: “Meglio pulire i cessi che accordarsi con la Mafia”
La primissima replica stellata arriva da Nicola Morra. Il senatore coglie la palla al balzo. E, affidando a Twitter la sua risposta, freme per attaccare Berlusconi sulla freschissima condanna di Dell’Utri. “Meglio vivere onestamente, magari grazie al ‘pulire i cessi’, piuttosto che accordarsi con la Mafia. Capito, Silvio?” Cinguetta Morra, facendo il verso all’ex Cavaliere. Poi, un consigliere comunale del M5S di Bologna si spinge ancora più in là. E lo fa con un certa classe, bisogna ammetterlo. Non ce ne voglia Berlusconi che, quanto a classe, si crede abbastanza in linea. Il consigliere in questione si chiama Massimo Bugani. E la sua replica è già commentatissima sui social. Bugani, infatti, ha postato sul suo profilo Facebook una foto che lo ritrae mentre ‘pulisce un cesso’.
Insomma, Berlusconi e il M5S sono tornati quelli di sempre. Peccato per chi, ieri pomeriggio, ci aveva creduto. Alessandro Di Battista, dopo i 7 minuti e 50 secondi con cui il giudice palermitano Montalto ha pronunciato la sentenza di condanna di Dell’Ultri e compagni, ha apostrofato l’ex Cavaliere come un Caimano sempre più nervoso che vede sgretolarsi il suo sistema di potere. E, mentre si susseguono inevitabili dichiarazioni al vetriolo, l’Italia è ancora senza un governo. L’era dei partiti è finita. Siamo, ormai, nell’era dei leader, dove tutto è personalizzato. E, del resto, Berlusconi non è nuovo a certe personalizzazioni della politica.