Nella città di Nantes, i manifestanti hanno bruciato in effige il presidente Macron. Nel campus universitario di Nanterre, vicino Parigi, un sit-in è stato violentemente sgomberato dalla polizia antisommossa. In tutta la Francia, da settimane i lavoratori delle ferrovie sono in sciopero.
Proteste in Francia
Mentre la Francia si avvicina al cinquantesimo anniversario delle rivolte del maggio 1968, il Paese sembra catturato da un’ondata di sfida e ribellione contro il governo. I francesi possono aver eletto un giovane leader, Emmanuel Macron, che prometteva il cambiamento. Nemmeno un anno dopo pero’, sembrano averne già avuto abbastanza. Lo scontento ha varie origini. I lavoratori delle ferrovie (cheminots in francese) sono in sciopero contro una riorganizzazione della Sncf (la società di stato che controlla le ferrovie francesi), che metterebbe fine, per i neoassunti, al posto di lavoro garantito a vita. I piloti dell’Air France si sono rifiutati di volare perchè il governo non vuole aumentargli lo stipendio. I pensionati sono scontenti perchè Macron vorrebbe caricarli di ulteriori tasse. Gli studenti universitari protestano contro un piano del governo francese che darebbe alle facoltà la possibilità di scegliere chi ammettere e chi no a seconda dei risultati scolastici precedenti.Si tratta dunque di proteste ed agitazioni sconnesse fra di loro.
La Francia sembra essere nel caos
L’impressione generale che danno pero’ è che la Francia sia un paese nel caos. La risposta del presidente Macron a queste manifestazioni ostili alle sue riforme è stata finora quella di concedere due interviste televisive nel giro di una settimana;probabilmente spera di tranquillizzare così soprattutto i pensionati, che formano una fetta importante degli spettatori televisivi in Francia. È chiaro che queste proteste sono un test molto importante per capire quanto il neopresidente francese sia disposto a rischiare per portare avanti la propria agenda riformista. Quest’agenda prevede di riformare il sistema delle pensioni pubbliche francesi, rendendolo più contributivo, e di eliminare alcuni privilegi di cui godono i lavoratori della Sncf, rendendo questa società più competitiva. Pensionati e lavoratori delle ferrovie francesi non dovrebbero lanciare grida di scandalo contro le riforme macroniane: le aveva abbondantemente promesse in campagna elettorale; peraltro è dubbio che le attuali proteste, per quanto condivise da molti francesi, riescano a fermare lo slancio riformista del giovane presidente:nei primi 11 mesi di presidenza Macron, infatti, sono passate molte importanti riforme malgrado le numerose voci contrarie nella politica e società francesi. Nel settembre 2017 Macron ha liberalizzato il mercato del lavoro e semplificato le regole sui licenziamenti. Più di recente il suo ministro del lavoro, Muriel Penicaud, ha riformato l’inefficiente sistema francese della formazione professionale. Il governo ha anche abolito la tassa sui patrimoni, e il ministro delle finanze Bruno Le Maire prevede che entro il 2022, per la prima volta dal 1974, la Francia avrà un budget in attivo.
“Macron ha realizzato molto più di quanto mi aspettassi” commenta Jacques Delpla, economista dell’Università di Tolosa. In questo è sicuramente stato aiutato dall’ampia maggioranza parlamentare che ha in mano il suo partito En Marche, e dall’indebolimento di un’opposizione confusa e divisa. Insomma, non ci sarà probabilmente una nuova presa della Bastiglia ed Emmanuel Macron non sarà ricordato come un nuovo Luigi Sedicesimo.