Ridurre il consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari entro il 2050 per la salute e l’ambiente. Questo l’obiettivo della campagna globale di Greenpeace a partire dai dati riportati nel nuovo report. “Meno carne e prodotti lattiero-caseari per un clima migliore, per la salvaguardia delle foreste e della biodiversità, per consumare e inquinare meno acqua, per il benessere degli animali, per avere a disposizione più cibo per le persone e – da ultimo, ma non meno importante – per una salute migliore”, si legge in una nota dell’associazione.
Il rapporto di Greenpeace sugli allevamenti intensivi
Secondo quanto emerge dal rapporto di Greenpeace, gli allevamenti intensivi incidono fortemente sull’ambiente. Il mantenimento di animali da allevamento causano un forte inquinamento in quanto la “gestione dei liquami, produzione e uso di fertilizzanti e pesticidi nella produzione dei mangimi, il processo di digestione dei ruminanti e il cambiamento d’uso del suolo (per far spazio a pascoli e produzione di mangimi), generano grandi quantità di gas a effetto serra, come l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto”.
Rischi per la salute umana
Ad aggiungersi ai rischi ambientali quelli legati alla salute umana. Il consumo di carne e prodotti caseari infatti provoca: resistenza agli antibiotici, diffusione di malattie trasmesse dagli animali come l’influenza aviaria e suina, o la Salmonella, malattie cardiovascolari, cancro e diabete. Stando a quanto emerso dall’analisi svolta da Greenpeace, gli allevamenti intensivi non sono più sostenibili.
Da qui la richiesta all’Unione Europea e al governo italiano si interrompere i sussidi che finanziano gli allevamenti intensivi per convertirli in aiuti ad aziende agricole locali ed ecologiche. In questo modo, secondo Greenpeace, si potrebbero anche modificare le abitudini alimentari limitando il consumo di carne. A partire infatti dall’alimentazione è possibile influire profondamente sulla salute umana e ambientale.