Un post su Facebook per manifestare dissenso, un articolo per raccogliere la protesta, fino ad un servizio su un noto TG nazionale. Così Giuseppina Torregrossa, la scrittrice di San Francesco, riassume le prime tappe di una storia che deve ancora essere scritta. E che, spera, sarà la cittadinanza palermitana a scrivere.
Una storia, questa, che sì24 segue, con attenzione, fin dall’inizio.
L’appello di una ‘appassionata’: “Adottiamo San Francesco”
Ѐ una mattina di febbraio, quando Giuseppina Torregrossa, durante una passeggiata, viene rapita dalla bellezza della basilica, in una piazza insolitamente deserta. San Francesco sembra invitarla ad entrare. Eppure, il sacro silenzio che la accoglie è costretto a convivere con crepe, muffe, infiltrazioni. L’umidità, impietosa, nasconde al visitatore le meraviglie del Gagini, del Novelli, del Serpotta. La missione appare subito chiara: la basilica deve essere salvata.
“Io mi definisco un’appassionata”, ammette la scrittrice. E l’appello di una scrittrice ‘appassionata‘ riceve, in pochi giorni, numerose adesioni. La battaglia si diffonde, soprattutto tra i semplici cittadini. E la lentissima macchina burocratica, finalmente, si muove. Il FEC (Fondo Edifici di Culto) stanzia 100mila €. La stessa Giuseppina lo annuncia, festante, e aggiunge: “Qualcosa si muove, dopo anni di inamovibilità”. Una inamovibilità proverbiale che paralizzava i restauri e faceva avanzare le muffe. La statua di San Francesco, danneggiata dai bombardamenti del ’43, non era mai stata restaurata. Ma, dopo un’intensa campagna di sensibilizzazione, i lavori di restauro sulla statua sono iniziati lo scorso 19 marzo. “Tempi record”, commenta la scrittrice. Intanto, è già in corso il restauro dell’affresco che sormonta il portale chiaramontano, finanziato da un privato (rimasto anonimo).
Oggi, Giuseppina pensa alle prossime mosse. “Vorremmo costituire un comitato”, ci informa, determinata. Un comitato di cittadini, chiaramente volontari, pronti a sposare la causa. Pronti ad adottare la basilica di San Francesco. Poi, ci anticipa un nuovo progetto. “Speriamo in una notte bianca per San Francesco”, dichiara la Torregrossa. Una notte bianca che coinvolga il mondo artistico palermitano per sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza. Sono già numerosi gli artisti che plaudono all’iniziativa, ansiosi di partecipare. “L’idea è quella di alternare le performances sul sagrato della basilica”, prosegue la scrittrice.
Cittadini e artigiani: la battaglia dei semplici per salvare la basilica
Dove i grandi nomi della Chiesa hanno taciuto, guardando con sufficienza al restauro della basilica, piccoli frati, semplici cittadini e artigiani appassionati hanno voluto intraprendere una grande battaglia. “I big si muovono solo per San Pietro”, scherza la Torregrossa, “San Francesco ha poco appeal, è il Santo dei poveri”. E i poveri hanno risposto al suo appello. Immediatamente, il CNA ha aderito alla causa: le maestranze artigiane si sono rese disponibili, in regime di semplice volontariato. “Ѐ un’antica tradizione in Sicilia”, ci racconta Giuseppina, “la partecipazione senza compenso di cittadini e artigiani al restauro di un luogo di culto”. E, da narratrice, evoca le pagine di una storia non ancora raccontata a sufficienza. “Nel ’43, a Palermo, le chiese furono restaurate ancor prima delle case”, afferma. Una devozione che è ancora viva nel popolo palermitano, infiammato di un qualche spirito religioso che ha ben poco a che fare con le gerarchie ecclesiastiche. Uno spirito che, all’indomani dei bombardamenti, spingeva i bambini dell’Albergheria, a cercare i marmi policromi tra le macerie di Casa Professa, per aiutare i mastri scalpellini nella ricostruzione di un capolavoro. Uno spirito che, oggi, fa ardere di passione i cittadini e gli artigiani che hanno adottato San Francesco.
E Giuseppina suggerisce di non affannarsi per la lentezza dei tempi. La Chiesa, si sa, ragiona in termini di eternità.