I carabinieri del Nas di Potenza hanno eseguito quindici misure cautelari nei confronti di persone coinvolte, a vario titolo, in un’inchiesta su “ripetuti e violenti maltrattamenti” su disabili nella struttura riabilitativa di Venosa (Potenza) “Padri Trinitari”. Otto persone sono state arrestate e poste ai domiciliari. Sono state eseguite anche le misure cautelari di cinque divieti di dimora e di due interdizioni dalla professione medica.
Calci, pugni, schiaffi e ‘trascinamenti a terra‘ per essere trasferiti dal corridoio alle stanze: è “l’inaccettabile e penoso sistema di vita quotidiano” che hanno dovuto subire alcuni ospiti della struttura riabilitativa di Venosa. Uno dei divieti di dimora – da Venosa e da Bernalda (Matera) – è stato notificato a padre Angelo Cipollone, dei Padri Trinitari, direttore e legale rappresentante dell’Istituto medico psico-socio pedagogico “Ada Ceschin Pilone”.
Gli indagati per maltrattamenti
Le indagini sono cominciate dopo la denuncia della madre di un paziente. Dopo aver notato “ematomi e graffi” sul corpo del figlio, la donna si era rivolta al personale dell’istituto di riabilitazione, ricevendo in risposta “sempre spiegazioni evasive e di comodo”. Ma c’è anche un insospettabile tra gli indagati dell’operazione.
Si tratta di un ex paziente che era stato in cura nell’Istituto, salvo poi essere assunto per l’assistenza ai disabili con problemi psichici (in totale 140, molti dei quali affetti dalla sindrome di Down e da autismo). Anche la mancanza di qualificazione professionale degli educatori e la conseguente “riabilitazione invisibile” – accertata da consulenze tecniche eseguite da psicologi e psichiatri pure attraverso test ai pazienti – sono al centro delle indagini cominciate nel novembre del 2016 e andate avanti per diversi mesi con intercettazioni audio-video e telefoniche.
E nelle immagini esaminate dagli investigatori, oltre ai maltrattamenti, è stata notata anche la “deliberata indifferenza e trascuratezza” degli educatori rispetto agli “elementari bisogni assistenziali affettivi e riabilitativi dei pazienti”: in un caso, ad esempio, due degli arrestati stavano giocando a carte dando le spalle ai pazienti.