“Noi siamo la generazione del cambiamento“. È la voce di uno dei tantissimi giovani scesi in piazza al centro di Washington con la “Marcia per le nostre vite”. Gli organizzatori sono i sopravvissuti alla strage di San Valentino a Parkland, in Florida. “Sono qui perché da qui parte il cambiamento”, dichiara Ann, 18 anni.
Il corteo scorre lungo Pennsylvania Avenue fino ad arrivare ai piedi del Campidoglio, la sede del congresso: “Ci ascolteranno? Noi stiamo facendo tutto il possibile, non possono fare altro che ascoltarci”. Non solo Washington però, anche le strade di Filadelfia, di Washington, di Berlino, di Londra, di Milano e di Roma, fino a Sydney, sono state popolate da tantissimi giovani.
Centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate per sfilare per dire no alle armi (March our lives). Secondo gli organizzatori, le stragi sono state causate da una deregolamentazione sostenuta dalla lobby delle armi. C’è anche Paul McCartney fra i molti volti noti e personalità dello spettacolo che appoggiano la mobilitazione: “Uno dei miei migliori amici è stato ucciso da un’arma proprio qui vicino, per me è importante”, ha detto McCartney, ricordando John Lennon assassinato a New York nel 1980.
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