Ormai è scontro aperto che, difficilmente, potrà essere sanato quello tra Gran Bretagna e Russia. L’avvelenamento dell’ex spia Sergei Skripal ha creato un caso internazionale.
Oggi, il ministro degli Esteri inglese, Boris Johnson, rilancia le accuse alla Russia per l’attacco nervino contro l’ex spia tirando in ballo direttamente Vladimir Putin e affermando che è “enormemente probabile che sia stata una sua decisione”.
Boris Johnson accusa Vladimir Putin
Johnson ha precisato di avercela “con il Cremlino del presidente russo” e “non con il popolo russo”. Mosca ha subito replicato: “Da Londra un’imperdonabile violazione del galateo diplomatico”.
La nuova tesi sull’avvelenamento della spia russa
Intanto, secondo i media britannici, gli investigatori sarebbero giunti a una conclusione: l’agente nervino con il quale l‘ex spia russa e la figlia sono stati ridotti in fin di vita sarebbe stato nascosto proprio nella valigia della ragazza, prima ancora che partisse da Mosca.
Gli investigatori adesso indagano sulla possibilità che sia stato impregnato con la sostanza velenosa un abito o un regalo che è stato poi aperto nella casa a Salisbury.
Il Telegraph scrive che l’Intelligence starebbe al momento “lavorando sulla teoria” di una possibile contaminazione di “vestiti, cosmetici” o di un qualche oggetto “regalo” che Yulia Skripal, 33 anni, aveva portato con sé da Mosca, dove era tornata a vivere da qualche anno dopo un periodo trascorso con i genitori in Inghilterra. Si sa che la donna era giunta a Salisbury pochi giorni prima dell’avvelenamento, per fare visita al padre Sergei, 66 anni, ex colonnello dell’intelligence militare russa (Gru) passato negli anni ’90 all’MI6 britannico, poi condannato in patria, graziato nel 2010 e infine riparato transfuga nel Regno.