Indietreggia il premier polacco Morawiecki: la nuova legge sulla Shoah potrebbe essere revisionata. È quanto annunciato oggi alla radio dal Capo dello Stato. La Consulta esaminerà le nuove norme per stabilire la loro compatibilità con la carta costituzionale. Israele rende noto oggi, attraverso un comunicato, di leggere la mossa come un’apertura, benché timida, dopo le polemiche dei giorni passati.
Una legge controversa
Ma cosa prevedeva – e prevede ancora (fino a quando?) – una legge tanto contestata? Le nuove norme rendono illegale qualunque affermazione di partecipazione polacca all’olocausto e ai crimini di guerra compiuti durante l’occupazione tedesca. “Chiunque accusi pubblicamente la nazione o lo stato polacco di essere responsabile o complice dei crimini nazisti” rischia, secondo il testo, fino a tre anni di reclusione. Definire “polacchi” i campi di sterminio nazisti siti in Polonia è, oggi, perseguibile come reato.
Il rifiuto dell’universalismo
Il governo di destra populista che si è instaurato in Polonia fa da tempo parlare di sé. Come scrive il New York Times, in un recente editoriale, si vuole affermare l’estraneità totale dei polacchi da crimini nazisti e dai crimini comunisti, rendendo innocente la Polonia. Si vuole lanciare, paventa il quotidiano americano, il mito del “sangue puro” di un popolo-vittima. Si vuole riscrivere la storia. Merci Shore, professore di Yale, aveva scritto sul NY Times: “I populisti polacchi rifiutano l’universalismo, in un senso che glorifica ed esonera i polacchi da qualunque colpa”.
Dietrofront del governo
Dopo l’approvazione della nuova legge, anche Usa e Ucraina, oltre a Israele, avevano protestato. Oggi sembra che Morawiecki voglia tornare sui propri passi: forse in Polonia potrebbe tornare di moda la libertà di espressione.