Il Senato ha approvato con voto di fiducia (posta dal governo) il testo che contiene la manovra economica correttiva. La “manovrina” è stata approvata con 144 favorevoli: 104 i voti contrari, un solo astenuto (la soglia minima era di 125 voti).
Con questo voto, il governo ottiene il via libera definitiva per la conversione del decreto legge che contiene le misure di correzione dei conti pubblici per 3,1 miliardi in merito all’indebitamento netto al 2017 (pari allo 0,2% del Pil, così come concordato con l’Unione Europea).
All’interno della “manovrina”, tante le misure previste: dalla sistemazione del lavoro accessorio dopo l’abolizione dei voucher al “prestito-ponte” da 600 milioni ad Alitalia; dalla Web tax “transitoria” contro i grandi gruppi digitali, all’esclusione dei fondi di previdenza complementare dal rischio bail-in e nuove misure sul emrcatod ei crediti dei crediti deteriorati, non che rimborsi Iva più rapidi.
Convinta la posizione della maggioranza, guidata dal PD: “Il Pd vota in modo convinto la fiducia a questo decreto, che e’ un tassello importante all’interno di una strategia di politica economica e sociale che si sta rivelando sempre più fruttuosa man mano che il tempo passa, perché è stata impostata in modo al tempo stesso ambizioso e concreto”, ha detto il senatore e presidente della commissione bilancio Giorgio Tonini.
Dura invece la versione di Maurizio Migliavacca (Mdp), che ha spiegato la decisione del gruppo di non partecipare al voto di fiducia: “Per la prima volta facciamo una presa di distanza netta di cui siamo consapevoli. Si tratta di una scelta obbligata, l’unica possibile per noi per non arrendersi al rifiuto in blocco del decreto. Per noi legislatura e governo possono andare alla scadenza naturale. Si può fare trovando punti comuni sulla legge elettorale e sul rinnovamento dei regolamenti”.
Andrea Mandelli, Forza Italia: “Sul versante della tassazione, le aliquote Iva saliranno a partire dal 2018 e nel complesso dal prossimo anno si avrà un aumento di imposte e tasse per circa 4 miliardi e mezzo. Sono elementi in grado di ridurre la fiducia dei consumatori e di deprimere i consumi”.