Sono due gli indagati dalla Procura di Pesaro, in merito ad un’inchiesta legata al reperimento e distribuzione di sostanze dopanti contraffatte. Tra i nomi menzionati nell’inchiesta ci sarebbe anche quello del nuotatore olimpionico Filippo Magnini, giudicato dal Gip, però, persona estranea ai fatti e la cui posizione sarà archiviata.
Le accuse (in caso di rinvio a giudizio) a carico del dottor Guido Porcellini, medico nutrizionista (e consulente di numerose realtà sportive) e al dirigente di rugby Antonio Maria De Grandis sono di commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazione e somministrazione di medicinali guasti, formulate dopo una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Il nome di Filippo Magnini (da anni testimonial antidoping) viene menzionato a causa di alcuni flaconi di pralmorelina, inserita nella tabella delle sostanze proibite e che (stando ai documenti presentati dai pm) sarebbe stata “procurata per l’atleta Magnini Filippo, che aveva in corso la preparazione per le gare olimpiche nell’anno 2016”.
Non ci sono prove però di un suo coinvolgimento. Secondo il Gip, gli esami tossicologici, le intercettazioni e i pedinamenti a carico dell’atleta non forniscono alcuna evidenza della ricezione o assunzione delle sostanze e confermano la sua estraneità ai fatti.
Secondo quanto emerso dalle indagini e dai sequestri effettuati dai carabinieri del Nas di Ancona nel 2016, i prodotti dopanti (steroidi, corticoidi, ormoni della crescita, anabolizzanti, efedrine) provenivano per gran parte dalla Cina, ma anche da Gran Bretagna e Germania e venduti nonostante fossero in cattivo stato di conservazione, contraffatti o scaduti, all’insaputa degli acquirenti.