Il ciclismo stamane piange Michele Scarponi, morto in un incidente stradale a Filottrano. Il 37enne, nato a Osimo il 25 settembre, si stava preparando alla centesima edizione del Giro d’Italia, dove quest’anno avrebbe dovuto correre da capitano del team Astana, visto l’infortunio di Aru.
Una persona solare, uno scalatore generoso che da anni era diventato un gregario di lusso prima di Nibali e dello stesso Aru. Nel 2002 ha fatto il suo esordio tra i professionisti con il team di Mario Cipollini Acqua & Sapone Cantina Tollo, vincendo una tappa della Settimana Ciclistica Lombarda.
Nel 2007, la sua carriera venne macchiata dalla squalifica per 18 mesi con l’accusa di violazione dell’articolo 2.2 del codice WADA. Nel 2011, il punto più alto della sua carriera: Scarponi riuscì a vincere il Giro d’Italia con il Team Lampre ISD grazie alla squalifica di Contador per doping.
Nel 2014, Scarponi si trasferisce al team Astana. L’ultima vittoria del marchigiano è recente,: lo scorso 17 aprile, quando si aggiudicò la prima tappa del Tour of the Alps (ex Giro del Trentino) battendo allo sprint Geraint Thomas, Pinot, Formolo, Pozzovivo e il compagno Cataldo.