L’Agcom, accertata l‘influenza dominante di Vivendi in Telecom, ha intimato al gruppo francese di rimuove la posizione vietata entro dodici mesi. La comunicazione è arrivata dopo l’esposto di Mediaset sulla scalata dei francesi e il loro controllo di fatto di Telecom.
Vinvendi, nell’azienda di Cologno, possiede il 29,9% dei diritti di voto contro il 39,7% di Fininvest. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha accertato che la posizione della società Vivendi “non risulta conforme alle prescrizioni di cui al comma 11 dell’articolo 43 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in ragione delle partecipazioni azionarie dalla stessa detenute nelle società Telecom Italia e Mediaset”.
L’Autorità ha quindi ordinato a Vivendi “di rimuovere la posizione vietata nel termine di 12 mesi a far data dalla notifica del provvedimento adottato oggi e già notificato. Allo scopo di consentire all’Autorità di svolgere un’adeguata attività di monitoraggio, Vivendi è tenuta a presentare entro 60 giorni uno specifico piano d’azione che la società intende adottare per ottemperare all’ordine”.
L’Authority ricorda quindi che in caso “di inottemperanza all’ordine è applicabile la sanzione amministrativa” prevista dalla legge 249 del 1997. Si parla di una sanzione del valore che oscilla tra il 2 e il 5 per cento del suo fatturato. Cifre potenzialmente molto consistenti.
“Con il provvedimento odierno – si legge in una nota ufficiale di Fininvest – l’Agcom ha accertato che Vivendi ha violato l’art. 43 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. Mediaset esprime la propria soddisfazione e attende ovviamente di leggere il dispositivo per stabilire le azioni future”.
Come noto, il Tusmar stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo nelle imprese di comunicazioni che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% non possono acquisire ricavi superiori al 10% del cosiddetto “Sistema integrato delle comunicazioni” di tv, radio ed editoria.
Vivendi in una nota comunica che “accoglie con sorpresa la decisione adottata dall’Agcom” e che “si riserva di adottare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti contro la decisione presa dall’Agcom per tutelare i propri interessi, inclusa la presentazione di un ricorso al Tar e di un esposto alla Commissione europea per segnalare la violazione di fondamentali principi del diritto Ue”.