È il giorno della resa dei conti per la minoranza Pd. A Roma l’assemblea nazionale dei democratici potrebbe infatti sancire la scissione del partito a dieci anni dalla sua nascita. Presenti, tra gli altri, oltre al premier Paolo Gentiloni, anche gli esponenti della minoranza Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Enrico Rossi, Michele Emiliano. Quindi i ministri Graziano Delrio, Dario Franceschini, Claudio De Vincenti, Maurizio Martina, Andrea Orlando. Orfini apre i lavori: “Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi per statuto si prevede la convocazione dell’assemblea”.
La minoranza resta sulle sue posizioni, visto che da parte dei vertici, Renzi in primis, “la volontà di unire” non c’è stata. “Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima“. Così in un comunicato congiunto Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza.
Eppure Emiliano aveva provato a mediare: “Rimanere insieme è a portata di mano. È una questione legata a piccoli meccanismi, mi pare. Io sto provando nei limiti delle mie possibilità, a fare un passo indietro che consenta di uscire tutti di qui con l’orgoglio di appartenere a questo partito. Questo può farlo – aveva aggiunto – per struttura, per vocazione solo il segretario. Io ho fiducia in lui e nella sua capacità di guidare questa gente meravigliosa. L’unità è a portata di mano, ma bisogna dare modo a tutti i candidati di svolgere la propria presentazione. Passo indietro? Assolutamente no, ho abbassato i toni per cercare un’intesa”.
14.47 – “Non possiamo affrontare a cuor leggero un tema come la divisione o altre scelte – continua Bersani a ‘In mezz’ora – Anche se ho sempre detto che da casa mia non mi butta fuori nessuno, se mi accorgo che non è più casa mia ma il partito di Renzi non saprei come fare”.
14.45 – “Siamo a un punto certamente delicato. Una parte pensa che si va a sbattere, e con il Pd anche l’Italia. Non diciamo abbiamo ragione per forza, vogliamo mandare a casa Renzi per forza, diciamo che vogliamo poter discutere di una urgente correzione di rotta. Il segretario ha alzato un muro, ha detto: si va avanti così. Vuol dire fare un congresso cotto e mangiato in tre mesi dove non sarà possibile aprire discussione. Ma c’è ancora la replica da sentire”, ha detto Pierluigi Bersani.
14.00 – “No alla divisione tra di noi, non è il momento di dividersi, anzi è il momento di provare a ricostruire un rapporto con il Paese, capire perché si è incrinato qualcosa nel rapporto nostro con il Paese”, ha detto Dario Franceschini. “La scissione aumenterà la possibilità che vinca la destra o che vinca Grillo e comunque siamo vicini alle elezioni ed è davvero difficile in un tempo così corto avere una scissione e poi andare insieme alle elezioni”.
13.20 – “La sinistra non può permettersi di essere minoranza per scelta, non ne ha diritto”, continua Veltroni. “Rischia di rompersi oggi il più grande partito della sinistra europea per ragioni che non resteranno nei libri di storia”.
13.00 – “Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”, queste le parole di Walter Veltroni.
12.35 – “Ne ho fatti tanti di congressi, non ne ho mai visti congressi di figurine, non sono i tempi di un congresso a determinare la qualità del congresso – ha quindi dichiarato Fassino – Ai compagni della minoranza dico che c’è spazio per tutti, il Pd è la casa di tutti. Quando ho sentito la parola scissione, io ho avuto un grande turbamento, se la pronunci ti vincolano e sei prigioniero della parola. Tiriamola via, non usiamola più e lavoriamo a creare condizioni perché il congresso che oggi parte sia un un congresso in cui ci misuriamo e discutiamo”.
12.25 – Prende la parola Epifani: “Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo. Se viene meno è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco”.
12.16 – “Questa è l’ultima assemblea di questo mandato di segreteria del Pd, ma non è l’ultima assemblea del Pd. Il Partito democratico è più forte dei destini personali e dei leader, comunque si chiamino. Come comunità il Pd ha un passato, un presente e un futuro”, continua Renzi.
12.15 – “Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c’è un’occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio, io non dico che siamo nemici né avversari ma dico: mettetevi in gioco, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica”.
12.14 – “Se non si fa il congresso diventiamo come gli altri, trovare un equilibrio non è difficile ma per fare cosa se il Pd ha già vissuto passaggi analoghi nel ’98 con Prodi, nel 2009 quando si è dimesso Veltroni. Il Pd si basa sui voti e non sui veti, il congresso è l’alternativa al modello Casaleggio o al modello Arcore”, ha aggiunto.
12.12 – “Scissione è una delle parole peggiori, peggio c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza – afferma il segretario uscente – Io non accetto che qualcuno pensi di avere il copyright della parola sinistra. Anche se non canto bandiera rossa penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano”.
12.10 – “Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi ‘fai un errore’ – dichiara Renzi – A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme”.
12.05 – “C’è un prima e un dopo il 4 dicembre e mi spiace perché mi sento responsabile, c’è un prima e un dopo, c’e’ una frattura nella politica e nella società con la fuga dei capitali all’estero e in generale è stata una botta per tutto il sistema Paese e noi abbiamo la responsabilità di rimetterlo in moto. Anche in Parlamento si va al rallentatore con settimane di lavoro più corte”.
12.00 – “La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno”, ha detto Matteo Renzi citando Blaise Pascal.
Ieri si è tenuta una contro-assemblea della minoranza che ha formulato le richieste da avanzare a Matteo Renzi: conferenza programmatica, congresso in autunno e garanzia di durata del governo Gentiloni fino al 2018.
Ma il vicesegretario Guerini ha risposto seccamente: “Gli ultimatum non sono ricevibili“. “Con Renzi la ‘linea rossa’ è attiva. Noi diciamo: fare la conferenza programmatica e le primarie a settembre”, prova a dialogare Michele Emiliano.
“E, se lui vuole, può anche rimanere segretario nel frattempo…”, aggiunge il presidente della regione Puglia. Parallelamente a Rimini oggi si terrà l’ultima giornata del congresso fondativo di Sinistra italiana.